“È l’inizio della grande illusione zuckerberghiana: l’idea implicitamente indotta che basti una pagina infarcita di promozioni e post ammiccanti, nel più trafficato centro commerciale online, per diventare social e raggiungere migliaia di persone.”
“Le élite e i manager non sono più ai comandi della conversazione. È cosi che iniziano le insurrezioni.”
“Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai con gli altri. Assumi lentamente. Licenzia velocemente.”
“Quando parliamo di attività di comunicazione attraverso i social media dovremmo avere in mente non uno strumento tecnologico, né un canale di distribuzione, ma attività tese a generare uno scambio di valore tra persone.”
“Abitare uno spazio in Rete vuol dire conoscere le regole che si è data la comunità e rispettarle, con onestà e correttezza, preservandone i valori.”
“Agli stakeholder tradizionali si sono così affiancati nuovi soggetti (influencer o opinion leader) che, mossi dalla pura passione, dialogano con voce autentica e cristallina con i propri pari, stabilendo un rapporto di fiducia, in grado di influire sulle decisioni di acquisto e sull’immagine pubblica delle aziende.”
Il paradigma comunicativo è cambiato: non siamo più solo “oggetto” di comunicazione ma “soggetto” di questa.
Non può stabilirsi una correlazione perfetta tra numero di like e numero di “persone che ne parlano”. La prima metrica risponde a logiche di marketing ed è spesso legata a un investimentopubblicitario; la seconda, invece, risponde a logiche di community management ed è soprattutto legata a un investimento di tempo nella costruzione di relazioni.
Un corretto utilizzo dei media sociali non si improvvisa, ma richiede apertura al nuovo e tempo dedicato a “vivere la Rete” al fine di assorbirne le logiche di relazione e le grammatiche dei nuovi strumenti; insomma per comunicare in Rete bisogna “farsi Rete”.
“In mancanza di leggi appropriate si sta permettendo lo sviluppo di un business dai contorni poco chiari o, peggio, si stanno incoraggiando comportamenti discriminatori sulla base della capacità di mettere in relazione dati poco significativi, se presi singolarmente.”
“Esiste un momento nel quale il quadrupede rimane sospeso in aria. La tecnologia rese possibile disvelare un’informazione non immediatamente percepibile dai cinque sensi, anzi addirittura controintuitiva.”
“Il blog rimane ancora oggi il miglior strumento che ha un’azienda per raccontare la propria storia e provare a (ri)connettersi con i propri pubblici di riferimento. Di contro richiede tempo, passione, trasparenza, onestà e pazienza, anche di attendere dei risultati.”
L’organizzazione rischia di diventare una vittima del “darwinismo digitale”, un fenomeno già in corso in cui società e tecnologia si evolvono più velocemente della possibilità per l’organizzazione di adattarsi.