“Il punto è chiedersi ogni volta di nuovo quali errori analoghi stiamo commettendo in questo momento. Penso che ne dipenda il nostro modo di affrontare tragedie umane (non so perché dirle umanitarie: umane) che si consumano davanti ai nostri occhi, letteralmente. Perché oggi noi le vediamo dal nostro divano di casa, e non potremo più dire «non lo sapevo». E siccome le vediamo e giriamo la testa, o non la giriamo nemmeno, continuiamo a guardare e non muoviamo un dito, abbiamo definitivamente capito che anche quelli che dicevano «non lo sapevamo» – ad Auschwitz, alla Lubjanka, a Nanchino – stavano mentendo al mondo e a se stessi. ”