“L'amore non è possesso, perché il possesso non tende al bene dell'altro, né alla lealtà verso l'altro, ma solo al mantenimento della relazione, che, lungi dal garantire la felicità, che è sempre nella ricerca e nella conoscenza di sé, la sacrifica in cambio di sicurezza.”
E infatti i cristiani non sanno morire. Basti in proposito un confronto tra la morte di Socrate e la morte di Gesù. [...] A differenza di Socrate, Gesù ha paura, non degli uomini che lo uccideranno, né dei dolori che precederanno la morte, Gesù ha paura della morte in sé, e perciò trema davvero dinanzi alla "grande nemica di Dio" e non ha nulla della serenità di Socrate che con calma va incontro alla "grande amica".
“Alla base dell'assunzione delle droghe, di tutte le droghe, anche del tabacco e dell'alcol, c'è da considerare se la vita offre un margine di sensosufficiente per giustificare tutta la fatica che si fa per vivere. Se questo senso non si dà, se non c'è neppure la prospettiva di poterlo reperire, se i giorni si succedono solo per distribuire insensatezza e dosi massicce di insignificanza, allora si va alla ricerca di qualche anestetico capace di renderci insensibili alla vita.”
A me non piace la definizione di "ateo" perché ad affibbiarmela sono coloro che credono in Dio e guardano il mondo esclusivamente dal loro punto di vista, dividendolo in quanti credono o non credono. In questa etichettatura c'è tutta la prepotenza del loro schema mentale, che fa della loro fede la discriminante tra gli uomini.
“La felicità non dipende tanto dal piacere, dall’amore, dalla considerazione o dall’ammirazione altrui, quanto dalla piena accettazione di sé.”
“Distratti da noi, fino a diventareperfetti sconosciuti a noi stessi, ci arrampichiamo ogni giorno su pareti lisce per raggiungeremodelli di felicità che abbiamo assunto dall’esterno.”
“Così era nata la filosofia: la filosofia significava andare in piazza e insegnare alla gente come si fa il buon governo, come si conduce bene l'anima, come si rispetta la natura. La filosofia era nata per questo: insegnare agli uomini queste cose. Socrate faceva così, andava in piazza e parlava con la gente. Poi dopo si è arroccata, è diventata una cosa accademica, autoreferenziale, una dottrina. Un qualcosa che assomiglia molto adesso a una sorta di figlia della teologia.”
Solo con gli amici della banda oggi molti dei nostri ragazzi hanno l'impressione di poter dire davvero "noi", e di riconfermarlo in quelle pratiche di bullismo che sempre più caratterizzano i loro comportamenti a scuola. Lo sfondo è quello della violenza sui più deboli e la pratica della sessualità precoce ed esibita sui telefonini e su internet dove, compiaciuti, fanno circolare le immagini delle loro imprese.
“La felicità, nonostante la pubblicità vi illuda, non ci viene dall'ultima generazione di telefonini o di computer, e più in generale di «prodotti», ma da uno straccio di «relazione in più».”
“Dalla perdita di identità, che si costruisce solo con la consequenzialità delle proprie azioni e con l’irrevocabilità delle proprie scelte, nasce quel frazionamento psichico dove l’identità vive nel gesto misurato non sulla scala del bene e del male, di cui non si distingue più il confine, ma sulla scala della noia e dell’eccitazione, della ripetizione e della novità.”
"Cultura”, non è solo un’educazioneintellettuale, ma soprattutto educazione delle emozioni e quindi dei comportamenti.
“L'adolescenza non è solo una stagione della vita, ma una modalità ricorsiva della psiche dove i tratti dell'incertezza, l'ansia per il futuro, l'irruzione delle istanze pulsionali, il bisogno di rassicurazione e insieme di libertà si danno talvolta convegno per celebrare, in una stagione, tutte le possibili espressioni in cui può cadenzarsi la vita. Per questo di fronte agli adolescenti siamo ansiosi. Essi ci testimoniano tutto il possibile che in noi non è divenuto reale.”
“E' nel trend della nostra cultura separare sempre di più i nostri atti dalle nostre emozioni, che li accompagnerebbero se ci fosse consentito esprimere i nostri sentimenti e non solo, alla perfezione, le nostre asettiche prestazioni. ”
“Talvolta mi chiedo se la Chiesa crede ancora in Dio. È certo un'affermazione paradossale e provocatoria, ma ha una sua giustificazione: quando la Chiesa interviene massicciamente per promuovere una legislazione favorevole alla sua etica, allora ci possiamo chiedere se chi gestisce il potere ecclesiastico crede più agli strumenti del mondo o all'opera di Dio.”
“É questa la capacità venuta meno all'uomo d'oggi, che non è in grado di 'immaginare' gli effetti ultimi del suo 'fare'.”