La figlia del re, giocando con una delle sue cameriere, le guardò la mano, e dopo avervi contato le dita esclamò: "Come! Anche voi avete cinque dita come me?!" E le ricontò per sincerarsene.
Al termine di dieci anni di apprendistato, Zenno pensava di poter già essere elevato alla categoria di maestro zen. In un giorno di pioggia, andò a trovare il famoso professore Nan-in. Mentre entrava nella casa di Nan-in, questi domandò: "Avete lasciato il vostro parapioggia e le vostre scarpe fuori?" "Ovviamente", rispose Zenno. "È ciò che detta la buona educazione. Mi comporterei così in qualsiasi luogo". "Allora ditemi: avete messo il parapioggia a destra o a sinistra delle scarpe?" "Non ne ho la minima idea, maestro". "Il buddismo zen è l’arte della coscienza totale di ciò che facciamo", disse Nan-in. "La mancanza di attenzione ai piccoli dettagli può distruggere completamente la vita di un uomo. Un padre che esce di casa di corsa non può mai dimenticare un pugnale alla portata di suo figlio piccolo. Un samurai che non guarda tutti i giorni la sua spada finirà per trovarla arrugginita quando ne avrà più bisogno. Un giovane che dimentica di offrire dei fiori all'amata finirà per perderla". E Zenno comprese che, benché conoscesse bene le tecniche zen del mondo spirituale, si era dimenticato di applicarle nel mondo degli uomini.
Un uomo camminava nella foresta quando vide una volpe ferita. "Come può nutrirsi?", pensò. In quel momento, si avvicinò una tigre, con un animale fra i denti. Saziò la sua fame e lasciò alla volpe quanto era avanzato. "Se Dio aiuta la volpe, aiuterà anche me", rifletté l'uomo. Quindi tornò a casa, si chiuse dentro e rimase ad aspettare che i Cieli gli dessero da mangiare. Non accadde nulla. Quando ormai era troppo debole per uscire e lavorare, comparve un angelo. "Perché hai deciso di imitare la volpe ferita? - domandò l'angelo - Alzati, prendi i tuoi attrezzi e imbocca il cammino della tigre".
A volte ci irritiamo per certe reazioni esagerate del nostro prossimo. Noi facciamo un piccolo commento, una battuta - ed ecco che l’altra persona scoppia a piangere o si ribella. Racconta una leggenda del deserto la storia di un uomo che doveva recarsi in un’altra oasi e cominciò a caricare il suo cammello. Caricò i tappeti, gli utensili della cucina, i bauli con la biancheria – e il cammello sopportava tutto. Proprio mentre stava per partire si ricordò di una bella piuma azzurra che il padre gli aveva regalato. Decise di prendere anche quella, e la caricò sopra il cammello. In quello stesso istante, l’animale crollò sotto il peso, e morì. "Il mio cammello non ha retto il peso di una piuma", avrà pensato l’uomo. A volte pensiamo anche noi la stessa cosa del nostro prossimo – senza capire che la nostra battuta può essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sofferenza.
Uno studente di arti marziali si avvicinò all'insegnante e gli disse: "Vorrei tanto essere un grande lottatore di aikidô. Ma penso che mi dedicherò anche al judo, in modo da conoscere molti stili di lotta; solo così potrò essere il migliore di tutti". "Se un uomo va in campagna e comincia a rincorrere due volpi allo stesso tempo, arriverà il momento in cui esse correranno in direzioni diverse e lui sarà indeciso su quale dovrà continuare a inseguire. Prima che si decida, saranno tutte e due ormai lontane e lui avrà sprecato il suo tempo e la sua energia. Chi desidera essere un maestro, deve scegliere una sola cosa in cui perfezionarsi. Il resto è filosofia spicciola".
Il Grande Maestro e il Guardiano condividevano l'amministrazione di un monastero zen. Un giorno, il Guardiano morì e fu necessario sostituirlo. Il Grande Maestro riunì tutti i discepoli per scegliere chi avrebbe avuto l'onore di lavorare direttamente al suo fianco. "Vi esporrò un problema - disse il Grande Maestro - e colui che lo risolverà per primo sarà il nuovo Guardiano del tempio". Terminato il suo brevissimo discorso, collocò uno sgabellino al centro della stanza. Sopra c'era un vaso di porcellana costosissimo, con una rosa rossa che lo abbelliva. "Ecco il problema", disse il Grande Maestro. I discepoli contemplavano, perplessi, ciò che vedevano: i disegni raffinati e rari della porcellana, la freschezza e l'eleganza del fiore. Che cosa rappresentava tutto ciò? Cosa fare? Qual era l'enigma? Dopo alcuni minuti, uno dei discepoli si alzò, guardò il Grande Maestro e gli allievi tutt'intorno. Poi, si avviò risolutamente al vaso e lo scagliò per terra, mandandolo in frantumi. "Tu sarai il nuovo Guardiano", disse il Grande Maestro all'allievo. E non appena questi fu tornato al suo posto, spiegò: "Io sono stato molto chiaro: ho detto che vi trovavate davanti a un problema. Non importa quanto bello e affascinante esso sia, un problema deve essere eliminato. Un problema è un problema; può trattarsi di un rarissimo vaso di porcellana, di un meraviglioso amore che non ha più senso, o di un cammino che deve essere abbandonato, ma che noi ci ostiniamo a percorrere perché ci fa comodo… C'è solo una maniera di affrontare un problema: attaccandolo di petto. In quei momenti, non si può né avere pietà, né lasciarsi tentare dall'aspettoaffascinante che qualsiasi conflitto porta con sé".