La figlia del re, giocando con una delle sue cameriere, le guardò la mano, e dopo avervi contato le dita esclamò: "Come! Anche voi avete cinque dita come me?!" E le ricontò per sincerarsene.
Un filosofo, vedendosi avanti con gli anni e volendo assicurare un buon avvenire al suo unicofiglio, mandò a chiamare il più fidato dei suoi amici e gli fece questo breve discorso: "Amico mio, voglio confidarti che possiedo una considerevole somma di denaro. Tu sei più giovane di me, sei in buona salute e quindi, con ogni probabilità, mi sopravviverai. Perciò, ti prego, prendi con te il mio denaro, custodiscilo e ascolta bene ciò che ne dovrai fare quando io non ci sarò più. Se mio figlio sarà riuscito a diventare un filosofo, lo distribuirai tutto ai poveri perché lui non ne avrà bisogno. Ma se non sarà riuscito a diventare un filosofo, allora consegnalo tutto a mio figlio, perché non possederà altro che questo".
C'era un volta un uomosaggio che era abituato a passeggiare lungo la sponda dell'oceano prima di iniziare il suo lavoro di scrittore. Un giorno, mentre camminava sul bagnasciuga, intravide in lontananza una figuraumana che sembrava danzare. Sorrise tra sé, pensando che qualcuno stava salutando il nuovo giorno danzando, e accelerò il passo per veder meglio. Avvicinandosi, notò che si trattava di un giovaneuomo, e che non stava danzando. Stava raccogliendo dalla sabbia piccoli oggetti, per poi lanciarli verso il mare. Si avvicinò all'uomo e lo chiamò: "Buon giorno! Le dispiace se le chiedo che sta facendo?" L'uomo si fermò, lo guardò, e rispose: "Lancio le stelle marine nel mare". "Mi trovo allora costretto a chiederle: perché getta le stelle marine nel mare?" Questa volta il giovaneuomo rispose: "Il sole è alto e la marea si sta ritirando. Se non le getto in mare, moriranno". A quel punto il vecchio, saggiouomo, commentò: "Ma, mio caro ragazzo, hai pensato che ci sono miglia e miglia di spiaggia e che sono tutte probabilmente cosparse di stelle marine? Come pensi di cambiare il destino di tutte quelle stelle?" Il giovane si chinò, raccolse un'altra stella, e la gettò nell'oceano. Appena la stella toccò la superficie dell'acqua, egli aggiunse: "ho cambiato il destino di questa".
Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, si ritrovarono a bere nello stesso ruscello. Il lupo era più a monte, mentre l'agnello beveva a una certa distanza, verso valle. La fame però spinse il lupo ad attaccar briga e allora disse:- "Perché osi intorbidarmi l'acqua?". L'agnello tremando rispose:- "Come posso fare questo se l'acqua scorre da te a me?"- "È vero, ma tu sei mesi fa mi hai insultato con brutteparole".- "Impossibile, sei mesi fa non ero ancora nato".- "Allora - riprese il lupo - fu certamente tuo padre a rivolgermi tutte quelle villanie".Quindi saltò addosso all'agnello e se lo mangiò.
C'era una volta un principe cui il padre aveva insegnato a credere a tutte le cose tranne a tre: non credeva all'esistenza di principesse, non credeva all'esistenza delle isole, non credeva all'esistenza di Dio. Un giorno, camminando sulla spiaggia, vide in mezzo al mare distese di terra su cui strane e inquietanti creature femminili si muovevano regalmente. In quel momento gli comparve davanti un uomo in abito da sera e il principe chiese: "Cos'è quella terra in mezzo al mare?" "Isole". disse l'uomo. "E quelle figure?" "Principesse." "Ma allora anche Dio esiste?" "Si sono io". Rispose l'uomo in abito da sera. Il principe tornò subito a palazzo e aggredì verbalmente suo padre, il Re: "Ho visto le isole, ho visto le principesse e ho visto Dio". "Non esistono principesse, non esistono isole, non esiste Dio". Rispose il Re con calma. "Ma è ciò che ho visto!" "Ah si? Dimmi: com'era vestito Dio?" "In abito da sera? Portava le maniche della giacca rimboccate?" Il principe ricordò che le maniche erano rimboccate. E il Re lo rassicurò: "Lo sapevo: è la divisa del mago. Hai incontrato un mago e ti ha ipnotizzato". Allora il principe tornò sulla spiaggia e disse al mago: "Mio padre il Re mi ha detto chi sei. Mi ha detto che sei un mago e che mi hai ingannato". L'uomo della spiaggia sorrise rispondendo: "È tuo padre che ti ha ipnotizzato, è lui il mago, qui ci sono molte isole e molte principesse e io sono Dio, invece tu sei sotto il suo incantesimo". Sempre più confuso il principe tornò ancora una volta a palazzo e chiese al padre: "E così tu non sei un Re? Sei solo un mago!" Il Re rispose, rimboccandosi le maniche: "Si figlio mio, sono solo un mago". "Allora l'uomo della spiaggia era davvero Dio?" "No, figlio mio, era anche lui un mago". "Ma qual è la verità dietro questa magia?" "La verità è che non c'è nessuna verità dietro la magia, figlio mio". Il principe allora, in preda allo sconfortò, disse: "Non posso sopportarlo, mi ucciderò!" Il Re fece comparire la morte, il principe rabbrividì, ricordò le isole e le principesse irreali ma belle e quindi si rivolse al padre: "Va bene, posso sopportarlo!" "Vedi figlio mio… - disse il Re - … anche tu adesso stai diventando un mago".
Un ragazzino provò un immenso dispiacere nel trovare la sua tartaruga a pancia all'aria, immobile e senza vita accanto allo stagno. Suo padre fece del suo meglio per consolarlo: "Non piangere, figliolo. Prepareremo un bel funerale per la signora Tartaruga; le costruiremo una piccola bara tutta foderata di seta e chiederemo al becchino di porre sulla tomba una lapide con inciso il nome della signora Tartaruga. Poi le porteremo ogni giorno dei fiori freschi e porremo tutt'intorno un piccolo steccato". Il bambino si asciugò gli occhi e si dichiaro entusiasta dell'idea. Quando tutto fu pronto, il padre, la madre, la cameriera e il bambino in testa partirono in corteo marciando con aria solenne verso la stagno dov'era la morta. Ma questa era scomparsa. All'improvviso scorsero la signora Tartaruga che emergeva dal fonda del laghetto, nuotando allegramente. Il piccolo fissò la sua amica in preda a profonda delusione ed esclamò: "Uccidiamola".