“E la vita nei boschi sarebbe una fuga? Fuga è il nome che le persone incagliate nelle secche dell’abitudine danno allo slancio vitale.”
“L’appuntamentoquotidiano con la pagina bianca costringe a prestare più attenzione ai fatti della giornata – ad ascoltare meglio, a pensare più a fondo, a guardare più intensamente.”
“A metà strada tra il desiderio e il rimpianto, c’è un punto chiamato presente; bisognerebbe allenarsi a stare proprio lì, in equilibrio, come i giocolieri.”
“La vita è tutta una questione di provviste.”
“La vita nei boschi non risolve il problema ecologico. È un fenomeno che contiene in sé il suo contrario. Le masse, trasferendosi nei boschi, vi porterebbero i mali a cui credevano di sfuggire abbandonando le città. Non esiste una via d’uscita.”
“Libri miei, proteggetemi. Proteggimi tu, mia bottiglia. E anche tu, mia capanna, proteggimi da questo vento di nord-est che vuole distrarmi. Se adesso mi portassero un giornale pieno di notizie, per me sarebbe come un terremoto.”
“Lo sguardo è una sorta di battesimo, ma nella situazione attuale nessun occhio si affianca al mio nel dare vita a queste forme. Per far sorgere il mondo, non ho che il mio campo visivo; in due, faremmo apparire più cose.”
“Le nature umane che somigliano ai laghi gelati mi piacciono più di quelle che ricordano le paludi. Le prime sono dure e fredde in superficie ma al di sotto sono profonde, tormentate e piene di vita; le seconde sembrano morbide e spugnose ma hanno un fondo inerte e impermeabile.”
“Penso al destino dei visoni. Nascere nella foresta, sopravvivere ai rigori dell’inverno, restare presi nelle trappole e finire, trasformati in pellicce, sulle spalle di certe megere che, in un bosco, avrebbero una speranza di vita di tre minuti...”
“Quando due cuccioli vi fanno le feste ogni mattina, la notte si trasforma in un’attesa.”
“Più le cose si conoscono, più diventano belle.”
“È bello sapere che da qualche parte in una foresta c’è una capanna dove è possibile qualcosa di non troppo distante dalla gioia di vivere.”
“La corsa dei popoli verso il brutto rappresenta il principale fenomeno della mondializzazione. Per rendersene conto basta girare in una cittàcinese, osservare i nuovi codici di decorazione delle Poste francesi o il modo in cui si vestono i turisti. Il cattivo gusto è il denominatore comune dell’umanità.”