“La storia di Buenos Aires sta scritta nel suo elenco telefonico.”
“Gli aborigeni si muovevano sulla terra con passo leggero; meno prendevano dalla terra, meno dovevano restituirle.”
“Chi percorre il deserto scopre in se stesso una calma primitiva (nota anche al più ingenuo dei selvaggi), che è forse la stessa cosa della Pace di Dio.”
“La ragazza andava di nascosto a Rhulen; quando tornava l’alito le puzzava di sigarette e intorno alla bocca aveva le sbavature del rossetto che aveva cercato di fregarevia.”
“La terra deve prima esistere come concetto mentale. Poi la si deve cantare. Solo allora si può dire che esiste.”
“Ferire la terra è ferire te stesso, e se altri feriscono la terra, feriscono te. Il paese deve rimanere intatto, com’era al Tempo del Sogno, quando gli Antenati col loro canto crearono il mondo.”
“La vera casa dell’Uomo non è una casa, ma la Strada.”
“Perdersi in Australia dà un delizioso senso di sicurezza.”
“Oggi più che mai gli uomini dovrebbero imparare a vivere senza gli oggetti. Gli oggetti riempiono l'uomo di timore: più oggetti si hanno più si ha da temere.”
“Gli oggetti hanno la capacità di impiantarsi nell'anima per poi dire all'anima cosa fare.”
“La vera casa dell'uomo non è una casa, è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi.”
“Il deserto della Patagonia non è un deserto di sabbia o di ghiaia, ma una distesa di bassi rovi dalle foglie grigie, che quando sono schiacciate emanano un odore amaro.”
“I nostri viaggi non furono mai del tutto privi di incidenti: una volta un soldato scagliò un piccone contro la nostra automobile; un’altra il nostro camion slittò, con mite rassegnazione, giù da un dirupo; un’altra ancora ci frustarono perché avevamo sconfinato in una zonamilitare; la dissenteria; la setticemia; i pungiglioni delle vespe; le pulci – ma, ringraziando Dio, niente epatite.”
“Per anni Rebecca si era crogiolata nell’affetto sviscerato del padre: adesso non si parlavano quasi mai.”
“In fondo alla cassetta teneva le cianfrusaglie superstiti di un’esistenza più lontana: la foto di nozze dei genitori; le medaglie del padre; la lettera del Re; un orsacchiotto di pezza; un martin pescatore di porcellana che era caro alla madre; la sua spilla di granati; la coppa vinta in una gara di nuoto (nel 1928 gli erano passati gli attacchi d’asma bronchiale); il posacenere d’argento «per i venticinque anni di fedeleservizio» nella ditta. Nella metà superiore della cassetta, separate da un foglio di carta velina, teneva le cose «africane» – oggetti senza valore, ciascuno ricordo di un incontro memorabile: una scultura zulù comprata sui Drakensbergs da un vecchiotriste; un serpente di ferro del Dahomey; una stampa del Cavallo del Profeta o una lettera di un ragazzo del Burundi che lo ringraziava per avergli regalato un pallone. Ogni volta che tornava, portava un oggetto nuovo e ne buttava via uno vecchio che aveva perso significato.”