“In fondo alla cassetta teneva le cianfrusaglie superstiti di un’esistenza più lontana: la foto di nozze dei genitori; le medaglie del padre; la lettera del Re; un orsacchiotto di pezza; un martin pescatore di porcellana che era caro alla madre; la sua spilla di granati; la coppa vinta in una gara di nuoto (nel 1928 gli erano passati gli attacchi d’asma bronchiale); il posacenere d’argento «per i venticinque anni di fedeleservizio» nella ditta. Nella metà superiore della cassetta, separate da un foglio di carta velina, teneva le cose «africane» – oggetti senza valore, ciascuno ricordo di un incontro memorabile: una scultura zulù comprata sui Drakensbergs da un vecchiotriste; un serpente di ferro del Dahomey; una stampa del Cavallo del Profeta o una lettera di un ragazzo del Burundi che lo ringraziava per avergli regalato un pallone. Ogni volta che tornava, portava un oggetto nuovo e ne buttava via uno vecchio che aveva perso significato.”
“L’unica cosa veramente reale è il momento presente, che cambia continuamente trasformandosi da immaginazione a ricordo.”
“I ricordi sono inaffidabili e quanto al futuro possiamo solo fare speculazioni.”
“Ci sono delle stellemorte che splendono ancora perché il loro bagliore è catturato dalla trappola del tempo.”
“Il potere funziona al meglio quando non è connesso ad alcun ricordo.”
“Perché le nostre gioie sono ricordate più amare dei nostri dolori?”