“È lo spirito che è fatto prigioniero della materia, o non è forse la materia, già domata e obbligata a eseguireleggi dello spirito, che offre allo spirito stesso un sublime ossequio?”
“Quale impatto ha la rete sul modo di comprendere la Chiesa e la comunione ecclesiale? E quale impatto ha sul modo di pensare la Rivelazione, la grazia, la liturgia, i sacramenti… e i temi classici della teologia?”
“Una volta l’attenzione doveva necessariamente essere posta all’‘ambiente’ creato dalla liturgia, al suo contesto composto da suoni, colori, profumi, orientamento, oggetti, movimenti. Le parole del sacerdote venivano a essere parte del contesto perché il suono non era sempre riversato in tutte le direzioni. Con l’avvento del microfono e la sua presenza sull’altare, l’assemblea entra in relazione immediata con chi parla, col celebrante che le si rivolge direttamente e con chiarezza.”
“L’iPod permette di portarsi dietro tutta la propria musica e di ascoltarla in qualunque situazione. L’ascolto non è più, principalmente, un’attività, ma l’avvio di una colonna sonora di tutto quel che facciamo. ”
“La tecnologia non è soltanto una forma di vivere l’illusione del dominio sulle forze della natura in vista di una vitafelice. La tecnologia è la forza di organizzazione della materia da parte di un progetto umanoconsapevole.”
“L'etica hacker rischia di esprimere esigenze che nascono da una insofferenza verso qualunque forma di gerarchia, perché intesa come necessariamente opposta alla ricerca e al confronto. C’è un rifiuto del ‘padre’ a favore di rapporti orizzontali, collaborativi, paritetici.”
“La rete non è uno strumento, ma un ‘ambiente’ nel quale noi viviamo. I ‘dispositivi’, cioè gli oggetti che abbiamo sotto mano e che ci permettono di essere sempre connessi, tendono ad alleggerirsi, a perdereconsistenza per diventare trasparenti rispetto alla dimensione digitale della vita. Sono porte aperte che raramente vengono chiuse. Chi spegne ormai un iPhone? Lo si ricarica, lo si ‘silenzia’, ma raramente lo si spegne. C’è chi neanche sa come si spegne. E se abbiamo uno smartphone acceso in tasca siamo sempre dentro la rete. Di conseguenza aumenta il numero degli studi su come la rete sta cambiando la nostra vita quotidiana e, in generale, il nostro rapporto con il mondo e le persone che ci stanno accanto. Ma, se la rete cambia il nostro modo di vivere e di pensare, non cambierà anche il modo di pensare e vivere la fede?”
“La tecnologia esprime il desiderio dell’uomo di una pienezza che sempre lo supera sia a livello di presenza e relazione sia a livello di conoscenza: il cyberspazio sottolinea la nostra finitudine e richiama una pienezza. Cercarla significa, in qualche modo, operare in un campo in cui la spiritualità e la tecnologia si incrociano.”
“Se i cristiani riflettono sulla rete, non è soltanto per imparare a ‘usarla’ bene, ma perché sono chiamati ad aiutare l’umanità a comprendere il significato profondo della rete stessa nel progetto di Dio: non come strumento da ‘usare’, ma come ambiente da ‘abitare’.”
“L’avatar è un’estensione digitale dello stesso soggetto che vive e agisce nella vitareale, non un essere autonomo o una parte staccata di se stessi. Tutta la libertà e la responsabilità dell’uomo della ‘prima vita’ sono dunque anche attributi del suo avatar che vive nella ‘seconda vita’, perché sono esse a muoverlo. È la stessa persona che, tramite il suo avatar si muove nel mondo simulato. Questo avatar non è ‘altro’ da sé. È sempre la stessa persona, che vive in un differentespazio antropologico.”
“La rete è il luogo del dono. Concetti come file sharing, free software, open source, creative commons, user generated content, social network hanno tutti al loro interno, anche se in maniera differente, il concetto di ‘dono’, di abbattimento dell’idea di ‘profitto’.”
“Se i nuovi linguaggi hanno un impatto sul modo di pensare e di vivere, ciò riguarda, in qualche modo, anche il mondo della fede, la sua intelligenza e la sua espressione.”
“Connessione e condivisione di rete non si identificano con ‘incontro’, che è un’esperienza molto impegnativa a livello di relazione.”