“La rete non è uno strumento, ma un ‘ambiente’ nel quale noi viviamo. I ‘dispositivi’, cioè gli oggetti che abbiamo sotto mano e che ci permettono di essere sempre connessi, tendono ad alleggerirsi, a perdereconsistenza per diventare trasparenti rispetto alla dimensione digitale della vita. Sono porte aperte che raramente vengono chiuse. Chi spegne ormai un iPhone? Lo si ricarica, lo si ‘silenzia’, ma raramente lo si spegne. C’è chi neanche sa come si spegne. E se abbiamo uno smartphone acceso in tasca siamo sempre dentro la rete. Di conseguenza aumenta il numero degli studi su come la rete sta cambiando la nostra vita quotidiana e, in generale, il nostro rapporto con il mondo e le persone che ci stanno accanto. Ma, se la rete cambia il nostro modo di vivere e di pensare, non cambierà anche il modo di pensare e vivere la fede?”