“Il gioco se n’era andato da me così com’era venuto, specie di folletto amico che accompagna un bambino per un po’ di sua vita e poi se ne va, zitto, senza avvisare. Mi venne la calma, un’altra compagnia.”
“Dormo su un’amaca appesa alle travature della stiva, dondolo sopra la sala macchine. Ho quarant’anni e un sonno duro da prendere a calci per farlo smettere. Mi chiamano il morto, nessuno dorme dove riesco io. Nessuno sa da quanta vita non dormo.”
“È l’ora del tallone, osso del ritorno, a lui spetta di appoggiare il passo che riporta indietro.”
“Non vi scoraggiate, ci sta sempre rimedio. E se no, quando muore quello che fa i fazzoletti, non ci possiamo più soffiare il naso? ”
“Nella formazione del carattere di un rivoluzionario conta l’innesco della commozione.”
“Piccole occasioni di rottura della pazienza quotidiana contengono grandi scosse.”
“Rimase affettuoso con lei e attento alla sua voce nelle tavolate confuse.”
“Ora che è vita andata, recito l’atto di dolore: mi pento e mi dolgo, mi dolgo e mi pento di averle presentato il conto. La presunzione di avere diritto mi gonfiava la vena della fronte. ”
“Bisogna portare la responsabilità delle proprie debolezze.”
“I giorniamati furono quelli dove l’impossibile rimase conservato nel cuore e non quelli che lo realizzarono.”
“L’innocenza poteva essere una specie di insolenza.”
“Per accogliere una rivelazione, grande o piccola che sia, basta a volte essere docili, termine che indicava in origine la disponibilità a farsi istruire.”
“Ti innamori, giardiniere? No, solo mi scimunisco. E com’è? Bello.”
“Un albero ha bisogno di due cose: sostanza sotto terra e bellezza fuori. Sono creature concrete ma spinte da una forza di eleganza. Bellezza necessaria a loro è vento, luce, uccelli, grilli, formiche e un traguardo di stelle verso cui puntare la formula dei rami.”
“Impariamo alfabeti e non sappiamo leggere gli alberi.”