“Non c’è traccia di automobile, qui. Il ricco e il povero girano a piedi, senza ostentare questa specie di dichiarazione dei redditi su ruote.”
“Troppo splendore nuoce gravemente alla salute.”
“Perché vuoi combattere contro il labirinto? Assecondalo, per una volta. Non preoccuparti, lascia che sia la strada a decidere da sola il tuo percorso, e non il percorso a farti scegliere le strade. Impara a vagare, a vagabondare. Disorientati. Bighellona.”
“A Venezia il lavoro è stretto, la religione è larga.”
“L’amore è diagonale: sconvolge i canoni estetici, sbaraglia le rigide coreografie di un bassorilievo gotico.”
“Stai camminando sopra una sterminata foresta capovolta, stai passeggiando sopra un incredibile bosco alla rovescia.”
“A Venezia si gira portandosi addosso la propria faccia per ciò che essa è veramente: un luogo pubblico. È una città dove non esiste la privacy. Ci si incontra in continuazione, ci si saluta sette volte al giorno, si continua a parlare allontanandosi, a venti metri uno dall’altro, alzando la voce in mezzo ai passanti.”
“Smarrirsi è l’unico posto dove vale la pena di andare.”
“Ogni parola che scrivo è soltanto un altro modo per dire il vostro nome, il nome che non conosco. Anche se scrivo cielo, terra, musica, dolore, io sto scrivendo sempre e soltanto mamma.”
“Bisogna trascinarsi lì con tutte le forze, ritirarsi in quel cantuccio ancora capace di prendere decisioni, e dire: io.”
“Ma sono lettere, queste? A me sembrano un abbraccio che si sporge alla finestra su un cortile vuoto, sono calci e pugni dati alla cieca, per aria, in solitudine.”
“Quante cose sento in me che non riconosco perché non so come chiamarle! E quante cose non saprei sentire se non ne possedessi il nome.”