Nato | 18 febbraio 1940 a Genova |
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Morto | 11 gennaio 1999 a Milano |
Nazionalità | italiana |
Genere | maschile |
Professione |
Fabrizio De André fu un grande cantautore italiano. Faber era l'appellativo con il quale l'amico d'infanzia Paolo Villaggio lo aveva ribattezzato per la sua predilezione per una determinata marca di matite. Originario della provincia di Genova, De André nacque in una famiglia benestante. La critica del padre nei confronti dei fascisti che controllavano l'Italia costrinse la sua famiglia a nascondersi ad Asti durante la Seconda Guerra Mondiale. L'esperienza lo segnò profondamente. Dopo essere tornati a Genova verso la fine della guerra, nel 1945, De André continuò ad essere attratto dalle questioni politiche e sociali: trovò nella musica un modo più efficace per esprimere le sue opinioni. La passione per il Jazz e la frequentazione assidua con gli amici Gino Paoli e Luigi Tenco gli aprirono la strada verso l'arte e segnarono il suo amore per la musica. In gioventù visse anni sregolati, e per sbarcare il lunario svolgeva lavori saltuari imbarcandosi talvolta sulle navi da crociera come musicista di bordo.Dal 1969 al 1979 fu nel mirino dei servizi segreti, poiché sospettato di avere dei legami con gli ambienti più estremisti di sinistra.Nella seconda metà degli anni settanta, inoltre, Faber fu rapito insieme alla moglie dall'anonima sequestri sarda, per venire poi rilasciato quattro mesi più tardi dietro pagamento del riscatto. L'esperienza e il contatto con la gente sarda si ritrovano in alcuni dei testi delle sue canzoni che, principalmente, raccontano storie di emarginati, ribelli, prostitute. La sua abilità di cantastorie fa sì che le sue canzoni siano considerate da alcuni critici come vere e proprie poesie, tanto da essere inserite in varie antologie scolastiche di letteratura. Rifiutò sempre di apparire in televisione, continuando a mantenere un profilo basso per il resto della sua vita. Morì di cancro nel gennaio del 1999.
“Ho sempre impostato la mia vita in modo da morire con trecentomila rimorsi e nemmeno un rimpianto.”