“Eh be' insomma, il treno è sempre il treno, eh.”
“In America – mi ritrovo a pensare – la conversazione ferroviaria è anche una forma di risparmio. Si usano i compagni di viaggio come psicanalisti gratuiti. Stanno ad ascoltare, ogni tanto dicono la loro e, volendo, possiamo non rivederli più.”
“Il treno è simbolo di cambiamento. Provate a pensarci. Da trent’anni – forse più – in Italia parliamo sempre delle stesse cose (la corruzione, la criminalità, i problemi del Sud, la sclerosi della politica, il declino dei sindacati, la lentezza dell’amministrazione). La narrativa nazionale è ferma. Abbiamo l’impressione di non progredire.”
“Mi piaceva il rumore del treno che mi riportava nella mia vecchiacittà, nel mio ufficio, dai miei amici, da mia moglie. Se le guarderai, ti sorrideranno. Se le prenderai per mano ti seguiranno. Se le amerai, ti saranno grate. Ma non saranno mai tue, perché loro sono angeli e tu...il diavolo.”
“Le stazioni sono una mia vecchiapassione. Potrei passarci giornate intere, seduto in un angolo, a guardare quel che succede. Quale altro posto, meglio di una stazione, riflette lo spirito di un paese, lo stato d’animo della gente, i suoi problemi?”
“A osservare per una mezz’ora la marea di umanità che si muove, ordinata, sotto le pensiline della stazione principale di Bangkok si capisce più sulla Thailandia di oggi che a leggere qualsiasi studio accademico. I treni che vengono dal Nord scaricano migliaia di persone. I più sono giovani, molte le ragazze, sul cammino della speranza. Lasciano i loro villaggi, le risaie sempre più senz’acqua, con un fagotto di vestiti, un biglietto di sola andata e vanno a cercare lavoro nella capitale.”