“Esperti di fisica molecolare e di antichi manoscritti dividevano il pancaccio con pastori croati e contadiniitaliani che non sapevano scrivere nemmeno il proprio nome.”
“Il nazionalsocialismo si trovava a proprio agio nei lager, non si isolava dalla gente comune, le sue battute erano quelle di tutti e tutti ne ridevano: era plebeo e come tale si comportava, conosceva perfettamente la lingua, l’anima e i pensieri di coloro ai quali aveva tolto la libertà.”
“Apparteneva a un tipo di donne che a prima vista sembrano bellissime; ma basta un movimento, uno solo, perché si rivelino scialbe, vecchie, poco interessanti. Anche lei era di quella razza, con il suo bel nasodiritto e gli occhi azzurri e cattivi che la dicevano in grado di stimare il proprio valore e l’altrui. Il viso pareva molto giovane, non le avresti dato più di venticinque anni, ma bastava che aggrottasse le sopracciglia, pensierosa, perché le rughe agli angoli della bocca e la pelle rilassata del collo gliene aggiungessero un’altra ventina. Le gambe, però, in stivali di pelle fatti su misura, erano davvero belle.”
“Quella sensazione straordinaria – figlia di uno scontronotturno in cui non si riusciva a capire chi si aveva accanto, a un palmo dal naso, se un compagno o un nemico pronto a ucciderti – era legata a un’altra sensazione non meno straordinaria e inspiegabile riguardo al corso della battaglia: la sensazione che permette ai soldati di comprendere l’equilibrio delle forze in campo e di indovinare chi avrà la meglio.”
“Le assemblee umane hanno un unicoscopo: conquistare il diritto a essere diversi, speciali, il diritto di sentire, pensare e vivere ognuno a suo modo, ognuno a suo piacimento. È per conquistarsi questo diritto, per difenderlo o estenderlo, che le persone si riuniscono. Di qui, tuttavia, ha origine anche il pregiudiziotremendo ma fortissimo che l’unione in nome di una razza, di un Dio, di un partito o di una nazione non sia un mezzo, bensì il senso della vita. No e poi no! L’unicaragione vera ed eterna della lotta per la vita è l’uomo, la sua pudica unicità, il suo diritto a essereunico.”
“Il destino aveva deciso che da contadino si facesse soldato, che dalle trincee passasse a difendere lo Stato maggiore, che dall’amministrazione passasse all’intendenza, dal lavoro all’apparato centrale della Sicurezza del Reich alla direzione dei lager, fino a diventarecapo di un Sonderkommando in un campo di sterminio. Se si fosse trovato a rispondere di fronte al tribunale celeste, a propria discolpa avrebbe giustamente raccontato al giudice di come fosse stata la sorte a eleggerlo carnefice e responsabile dell’assassinio di cinquecentonovantamila persone. Perché che cosa poteva, lui, contro la volontà di forze possenti come una guerra mondiale, un poderoso movimentonazionalista, un partito implacabile e uno Stato coercitivo? Chi avrebbe potuto fare di testa propria?”
“Chi è in lager, chi è in prigione, chi dalle prigioni è uscito e chi va incontro alla morte conosce bene la forza della musica. Nessuno la sente come chi ha provato il lager e la prigione o sta andando a morire. Quando sfiora un morituro, la musica non risveglia in lui pensieri o speranze, ma il miracolocieco e straziante della vita.”
“Gli intellettuali quando chiacchierano, non fanno altro che bere. Cocktail, whisky, rum, cognac, e ancora cocktail e ancora cognac e ancora whisky in tutte le maniere. I nostri intellettuali russi, invece, hanno sempre parlato intorno a una tazza di tè. E davanti a una tazza di tè allungato, si sa, confabulavano i nostri rivoluzionari, quelli della Narodnaja Volja, i populisti, i socialdemocratici; anche Lenin parlava della grande rivoluzione di fronte a un bicchiere di tè. Stalin, invece, pare prediliga il cognac.”