“Un uomo veramente libero è colui che può mandare a quel paese il proprio capo e il giorno dopo tornare tranquillamente al lavoro, come se niente fosse.”
“L’altezza del padrone e la bassezza del dipendente erano predisposti come una limpida equazione nelle matematiche naturali.”
“La crescita del totale degli occupati dipende dalla legge di Parkinson e sarebbe più o meno la stessa se il volume di lavoro dovesse aumentare, diminuire o perfino sparire del tutto.”
“Un lavoratore infelice che non condivide la visione della propria azienda, che non riconosce il proprio ruolo, che si immagina in un altro contesto, al di fuori dell’ufficio o della fabbrica, che non riesce a esprimere tutte le proprie potenzialità, non sarà mai un buon lavoratore: avrà una produttività bassa.”
“In una gerarchia, ogni membro tende a raggiungere il proprio livello di incompetenza. Col tempo, ogni posizione tende a essere occupata da un membro che è incompetente a svolgere quel lavoro. Il lavoro viene svolto da quei membri che non hanno ancora raggiunto il proprio livello di incompetenza.”
“Impiegato: Signore sono in questa azienda da ventisette anni e non ho mai avuto un aumento.Boss: Ecco perché sei in questa azienda da 27 anni.”
“La facilità a licenziare, la mobilità estrema, non incoraggiano l’azienda a investire nel capitaleumano.”
“Un vero leader smette di misurare la qualità degli esseri umani dal numero di ore lavorate, e sposta l’attenzione sulla qualità dei risultati.”
“Un'azienda si giudica dalle persone che impiega.”
“Il tuo stipendio non è sotto la responsabilità del tuo datore di lavoro; è sotto la tua responsabilità. Il tuo datore di lavoro non ha controllo sul tuo valore, ma tu si.”
“La classe industriale deve occupare il primo posto, perché è la più importante di tutte; perché può fare a meno di tutte le altre, e nessun'altra può fare a meno di essa; perché sussiste grazie alle sue proprie forze, alle sue opere personali. Le altri classi devono lavorare per essa, perché sono sue creature, ed essa ne garantisce l'esistenza.”
“Non sentirai mai davvero la verità dai tuoi subordinati fino a dopo le dieci di sera.”
“Ritengo che la mia più grande qualità sia quella di destare in chi mi circonda il massimo entusiasmo, e questo soprattutto grazie al riconoscimento dei meriti di ciascuno e l’incoraggiamento continuo. Non c’è niente che deprima di più una persona delle critiche di un superiore gerarchico. Io non critico mai nessuno. Incentivo i dipendenti e sono tanto propenso a lodare quanto restio a trovare difetti. Se voglio che una cosa sia fatta, non ho paura di abbondare in sincera approvazione e lodi.”
“In troppe realtà aziendali ci si aspetta che i dipendenti «parcheggino» le emozioni fuori dall’ufficio: le conversazioni sono cortesi, blande, disinteressate e spesso false e quando qualcuno esprime emozioniforti si tratta quasi sempre di sentimenti negativi e di difesa che vengono messi a tacere immediatamente.”
“I migliori capi che ho avuto, in trent’anni di professione, avevano questa caratteristica: riuscivano a scoprire le qualità di ognuno, spesso prima dei diretti interessati. Li ho soprannominati «Dickens». Grandi speranze sui sottoposti, e spesso venivano esauditi. I capi meno bravi erano, invece, concentrati su se stessi: le qualità che sapevano valorizzare erano le proprie (talvolta neppure quelle). Li ho chiamati «Thackeray»: amavano allestire la loro Fiera delle vanità.”