“Abbisognava portari pacienza con ’sta genti che usava parlari a cuda di porco, ’ntorciuniata, mai ’n forma esplicita.”
“Tutti i dialetti sono metafore e tutte le metafore sono poesia.”
“Amo molto i dialetti, sono legato per ragioni storiche ai dialetti del Sud perché sono quelli delle mie origini, ma adoro il dialetto bolognese.”
“Il napoletano sa frustare. In nessun’altra lingua risento l’ulcera di un insulto.”
“In italiano esistono due parole, sonno e sogno, dove il napoletano ne porta una sola, suonno. Per noi è la stessa cosa.”
“L’italiano va bene per scrivere, dove non serve la voce, ma per raccontare un fatto ci vuole la lingua nostra che incolla bene la storia e la fa vedere. Il napoletano è romanzesco, fa spalancare le orecchie e pure gli occhi.”
“Scrivo in italiano perché è zitto e ci posso mettere i fatti del giorno, riposati dal chiasso del napoletano.”
“La lingua italiana era una lingua seconda, da insegnare come tale, a partire dalla prima, cioè dal dialetto.”
“Il dialetto siciliano era già sopra agli altri, come confessa Dante.”
“Io penso e parlo in calabrese, è più veloce, è più comodo. Quando devo imprecare lo faccio in calabrese.”
“Gli scrittori oggi devono navigare le instabili correnti verbali dell'era post-Gutenberg. Quand'è che finisce il gergo e inizia un nuovo dialetto? Dov'è la linea tra il neologismo e l'iperbole? Qual è il linguaggio del villaggio globale? Come possiamo tenere il passo con la tecnologia senza impantanarci nei tecnicismi? È possibile scrivere di macchine senza perdere il senso dell'umanità e della poesia?”
“La lingua che scriviamo in paese e in tutta l'Italia può facilmente tradirci.”
“La parola del dialetto è sempre incavicchiata alla realtà, per la ragione che è la cosa stessa, appercepita prima che imparassimo a ragionare.”
“Ci sono due strati nella personalità di un uomo; sopra, le ferite superficiali, in italiano, in francese, in latino; sotto, le ferite antiche che rimarginandosi hanno fatto queste croste delle parole in dialetto.”
“Alcune massime e parole italiane hanno una origine dialettale e regionale, che significa che una qualità particolare d'una data gente s’è andata allargando a tutta l'Italia. Per esempio: tira a campà è massima eminentemente romana; non ti compromettere è precetto squisitamente toscano; fare fesso è pratica particolarmente meridionale; però tutti gli italiani ormai le capiscono e i furbi le hanno adottate come regola di vitasociale.”