“Amo molto i dialetti, sono legato per ragioni storiche ai dialetti del Sud perché sono quelli delle mie origini, ma adoro il dialetto bolognese.”
“Scrivo in italiano perché è zitto e ci posso mettere i fatti del giorno, riposati dal chiasso del napoletano.”
“La lingua italiana era una lingua seconda, da insegnare come tale, a partire dalla prima, cioè dal dialetto.”
“Il dialetto siciliano era già sopra agli altri, come confessa Dante.”
“Io penso e parlo in calabrese, è più veloce, è più comodo. Quando devo imprecare lo faccio in calabrese.”
“Gli scrittori oggi devono navigare le instabili correnti verbali dell'era post-Gutenberg. Quand'è che finisce il gergo e inizia un nuovo dialetto? Dov'è la linea tra il neologismo e l'iperbole? Qual è il linguaggio del villaggio globale? Come possiamo tenere il passo con la tecnologia senza impantanarci nei tecnicismi? È possibile scrivere di macchine senza perdere il senso dell'umanità e della poesia?”