Qualche anno fa, d'estate, un'insegnante sedeva sulla spiaggia e si riposava dopo aver fatto una lunga passeggiata lungo un sentiero costiero della Cornovaglia. Mangiava un panino e guardava quel che accadeva sulla spiaggia.Due bambini, di circa sei anni, giocavano; si erano divertiti a correre per un po' e ora, stanchi, si erano seduti e parlavano tra loro.Forse si erano appena conosciuti, come accade facilmente tra bambini in vacanza; in ogni caso sembravano avere un mucchio di cose da dirsi. Uno dei due disse all'altro: “Cosa vuoi fare da grande? Io sarò neurochirurgo”.“Accidenti. Non lo so, non ci ho mai pensato. Non sono molto intelligente, sai”.Il vento della Cornovaglia portò via il resto della loro conversazione e l'insegnante rimase a chiedersi chi avesse indotto il secondobambino a costruire una visione di sé tanto limitata. Probabilmente proprio un insegnante! O un genitore. Se quel bambino non avesse cambiato subito quella convinzione e se qualcuno non l'avesse aiutato a cambiarla, quell'idea avrebbe influenzato tutta la sua vita, limitandolo e impedendogli di sviluppare le sue potenzialità.Le convinzioni non sono la realtà; sono costrutti attorno ai quali organizziamo i nostri comportamenti. Tutti ci comportiamo come se fossero veri e, per questo motivo, le nostre convinzioni diventano realtà, perché, positive o negative che siano, sono profezie che si autoavverano.

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Nick Owen

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“C'era una volta un maestro di lotta che conosceva 360 finte e mosse. Il maestro aveva particolarmente preso a benvolere uno dei suoi allievi al quale, nel corso del tempo, ne insegnò 359. Tuttavia, nonostante le insistenze del discepolo, rifiutò sempre di insegnargli la trecentosessantesima mossa. I mesi e gli anni passarono e il giovane divenne tanto bravo nell'arte della lotta da superare chiunque osasse sfidarlo. Un giorno si vantò pubblicamente di essere così bravo da poter battere, se non fosse stato per il rispetto dell'età e per la gratitudine che provava per quello che gli aveva insegnato, persino il suo maestro. Il Sultano, venuto a conoscenza della cosa, si indignò tanto che ordinò fosse organizzato un incontro al cospetto dell'intera corte. Al suono del gong il giovane, urlando, si buttò con foga contro il maestro... per trovarsi di fronte alla trecentosessantesima mossa, quella che non conosceva. Fu scagliato a terra dal vecchiomaestro e tutti applaudirono fragorosamente. Quando il Sultano chiese al maestro come era riuscito a battere un avversario così forte, il maestro confessò che aveva tenuto per sé una tecnica segreta, giusto per i casi di emergenza, facendo tesoro di quanto gli aveva detto, anni addietro, il suo maestro di tiro con l'arco, che aveva la brutta abitudine di insegnare tutto quello che sapeva: 'Non c'è nessuno di quelli a cui ho insegnato a tirare con l'arco - si lamentava il poverodiavolo - che non abbia, prima o poi, tentato di usarmi come bersaglio'.”

~ Cit. Ralph Siu




“Una principessa di un ricco stato dell'India bella e annoiata venne a sapere di un saggio che viveva in una grotta alle estreme propaggini del suo regno. Si diceva che quest'uomosanto avesse trovato la pace e la felicità nella sua vita austera di eremita. Nei villaggi alle falde della montagna dove viveva era tenuto in gran considerazione e si raccontavano miracoli sulla sua vita. Incuriosita, la meravigliosa principessa con tutto il suo seguito, decise di intraprendere un lungo viaggio per conoscerlo. Giunta infine alla grotta dell'eremita indossò l'abito più bello e si presentò al saggio. Questi viveva in un antro buio e umido, coperto solo da un perizoma di tela, i capelli gli ricadevano sin sulle spalle e una barba incolta contornava il suo viso segnato dalle privazioni. Egli rimase indifferente alla visita illustre e con gentilezza e decisione congedò velocemente la nobiledonna. Scoraggiata e arrabbiata da una simile accoglienza decise di avere la meglio su quel santone scostante. Quindi fece disporre il suo accampamento vicino alla grotta e vi fece visita ogni giorno. Pianopiano il rapporto fra queste due persone così diverse si approfondì, la principessa raccontava degli sfarzi del suo palazzo, delle feste gioiose che si tenevano ogni giorno, dei cibi squisiti serviti, dei suoi amanti appassionati e così via... Il sant'uomo ascoltava e sorrideva serenamente. Passavano i mesi, e un giorno, all'alba la principessa ebbe un'intuizione che gli avrebbe dato ragione su quell'uomo enigmatico. Così quando quel giorno lo incontrò gli disse: 'Swami, la tua vita sembra perfetta nella sua semplicità, non abbisogni di niente eppure sei felice, ma nella tua esistenza c'è un errore.' L'uomo incuriosito replicò: 'dimmi amica mia, qual è?' 'Vedi - disse lei sorridendo - nella tua virtù non c'è alcun merito, poiché tu hai sempre vissuto qui, non hai mai conosciuto i piaceri del mondo per cui la tua rinuncia non ha valore'. Il saggio rimase colpito dalla logica del ragionamento e disse: 'Hai ragione! domani partirò con te per il tuo palazzo e potrò conoscere i piaceri di cui tu mi hai parlato, così sarà'. Quella notte la nobile principessa non dormì. I pensieri le turbinavano nella mente senza sosta, perché si rese conto che in quei mesi trascorsi sulla montagna la sua vita era stata serena come non mai. Al mattino l'incredulità del seguito fu notevole quando vide l'eremita vestito riccamente in groppa all'elefante più bello dare il segnale di ritorno a palazzo, ma non fu niente in confronto allo stupore di vedere la loro principessa seminuda che annunciava che d'ora in avanti avrebbe vissuto nella grotta in eremitaggio e lasciava tutto: il suo regno, i titoli, le ricchezze al santone. Dopo pochi mesi la principessa morì di stenti sola su quella montagna disabitata e l'eremita morì anch'egli poco dopo, ma della vita dissoluta a cui non era abituato. Morale: questo è quello che accade quando si vuol far cambiareidea agli altri!”

~ Cit. Mark Twain

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