“Mio, tuo: inizio e immagine dell'usurpazione di tutta la terra.”

“Mio, tuo: inizio e immagine dell'usurpazione di tutta la terra.”

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Tratto dal Book Pensieri

Blaise Pascal
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Nato 19 giugno 1623 a Auvergne, Francia
Morto 19 agosto 1662 a Parigi

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Scusami se mi prendo la libertà, ma... Tu non mi sembri per niente un cuorcontento. La conosci la storia del RePescatore? Comincia col re da ragazzo, che doveva passare la notte nella foresta per dimostrare il suo coraggio e diventarere. E mentre passa la notte da solo è visitato da una visione sacra: nel fuoco del bivacco gli appare il Santo Graal, simbolo della grazia divina. E una voce dice al ragazzo: "Tu custodirai il Graal, onde possa guarire i cuori degli uomini". Ma il ragazzo, accecato dalla visione di una vita piena di potere, di gloria, di bellezza, in uno stato di completo stupore, si sentì per un attimo non un ragazzo, ma onnipotente come Dio: allungò la mano per prendere il Graal, e il Graal svanì lasciandogli la mano tremendamente ustionata dal fuoco. E mentre il ragazzo cresceva, la ferita si approfondiva, finché un giorno per lui la vita non ebbe più scopo. Non aveva più fede in nessuno, neanche in se stesso. Non poteva amare, né sentirsi amato. Era ammalato di troppa esperienza, e cominciò a morire. Un giorno un giullare entrò al castello e trovò il re da solo. Ed essendo un semplice di spirito, egli non vide il re: vide solo un uomo solo e sofferente. E chiese al re: "Che ti addolora, amico?". E il re gli rispose: "Ho sete, e vorrei un po' d'acqua per rinfrescarmi la gola". Allora il giullare prese una tazza che era accanto al letto, la riempì d'acqua e la porse al re. Ed il re, cominciando a bere, si rese conto che la piaga si era rimarginata: si guardò le mani e vide che c'era il Santo Graal, quello che aveva cercato per tutta la vita. Si volse al giullare e chiese stupito: "Come hai potuto tu trovare ciò che i miei valorosi cavalieri mai hanno trovato?". E il giullare rispose: "Io non lo so: sapevo solo che avevi sete".


“Il rabbino Eisik, figlio del rabbino Jekel, che viveva nel ghetto di Cracovia, l'antica capitale della Polonia, incrollabile nella sua fede, attraverso anni di sofferenza, era rimasto uno zelante servitore del Signore, suo Dio. Una notte, il pio rabbino Eisik ebbe un sogno; questo sogno gli ingiungeva d'andare lontano verso la capitale della Boemia, Praga, dove avrebbe scoperto un tesoro nascosto, sepolto sotto il grande ponte che conduceva al castello dei re di Boemia. Il rabbino, sorpreso, rinviò la partenza; ma il sogno si ripeté altre due volte. Al terzo richiamo, si preparò coraggiosamente e partì alla ricerca. Giunto a destinazione, il rabbino Eisik trovò il ponte sorvegliato giorno e notte da sentinelle; tanto che non osò scavare. Ritornava tutte le mattine e gironzolava nei dintorni sino a notte, guardando il ponte, osservando le sentinelle, studiando senza farsi notare la costruzione e il terreno. Alla lunga però, il capitano delle guardie colpito dall'insistenza del vegliardo, s'avvicinò e domandò gentilmente se aveva perso qualcosa o se, forse, attendeva l'arrivo di qualcuno. Il rabbino Eisik raccontò con semplicità e fiducia il sogno che aveva fatto; l'ufficiale, arretrando d'un passo, scoppiò a ridere. 'Davvero, pover'uomo!' disse il capitano, 'hai consumato le scarpe a percorrere tutta questa strada semplicemente a causa d'un sogno? Quale persona ragionevole crederebbe a un sogno? Guarda, se avessi dato retta ai sogni, farei in questo momento proprio il contrario di ciò che fai tu. Avrei intrapreso un pellegrinaggio altrettanto stupido del tuo, ma in direzione opposta, e, senza alcun dubbio, con lo stesso risultato. Lascia che ti racconti il mio sogno.' Era un ufficiale cordiale, a dispetto del suo aspetto arcigno, e il rabbino provava della simpatia per lui. 'Ho inteso una voce in sogno - disse l'ufficiale cristiano della guardia di Boemia - essa mi parlava di Cracovia, ordinandomi di andare laggiù e di cercare un gran tesoro in casa d'un rabbino il cui nome era Eisik, figlio di Jekel. Il tesoro doveva trovarsi in un angolo polveroso, interrato dietro al focolare. Eisik, figlio di Jekel!', e il capitano rideva nuovamente, con gli occhi che brillavano. 'Immagina un po': andare a Cracovia, abbattere i muri di ogni casa del ghetto dove metà della gente si chiama Eisik e l'altra metà Jekel! Eisik, figlio di Jekel; buona questa!' E rideva sempre più della meravigliosa facezia. Il rabbino ascoltava avidamente, senza dare nell'occhio, poi, inchinandosi profondamente e ringraziando l'amicostraniero, s'affrettò a ritornare direttamente verso la patria lontana; scavò nell'angolo abbandonato della casa e scoprì il tesoro che mise fine alla sua miseria. Con una parte del denaro fece innalzare un altarino che porta ancor oggi il suo nome.”





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