“Destossi l'abadessa con gran furia sognando di mangiar latte e giuncate, trovossi in bocca il cazzo dell'abate. Fu peccato di gola o di lussuria?”
“Per dare Ortensia gusto ad un suo amante e del suo corpo il più soave loco, il cul gli diè, ma con promessa avante che v'abbia a por del suo gran cazzo un poco. Quello non poté star così costante alle primarie furie di quel giuoco, tutto nel cul vel pose. Utrum Ortensia accusare lo possa di violenza?”
“Con un romito un giorno per ventura scontrossi un'abadessa sempliciotta, il qual le dimandò con mente pura che di grazia gli desse una pagnotta; ed ella alzati i panni alla cintura, li mostrò la sua bianca e bella potta e disse non avergli altro che dare. Utrum tal carità dovea accettare?”
“Un cocchiero Lombardo aveva in casa una cognata detta Dorotea; del cocchiero una notte il cazzo annasa e finge che la madre le dolea; quei forse che l'avea già persuasa a questo, il cazzo ritto le porgea dicendo: or prendi su, cognata questo. Lo prese. Or cerco se commesse incesto?”
“Io 'l voglio in cul, tu mi perdonerai,O donna, io non vo' far questo peccato:perché quest'è un cibo da prelato,c'hanno il gusto perduto sempre mai.”
“Era gravida monna Berniciglia e vide un cazzo dalla sua finestra colla testa sì grossa, che somiglia ad un grosso bolzon d'una balestra; lei, che voglia n'avea, lo prese a briglia tutta gioiosa colla sua man destra e se lo pose in bocca con gran furia. Peccò costei di gola o di lussuria?”