“Scrivere è qualcosa di intimo, più intimo del sesso, quello lo si fa incastrato nell'altro, si fa senza studiare il corpo che si ha di fronte, dentro. Scrivere è spogliarsi di fronte a qualcuno, lasciarsi guardare così, nudi e in piedi, pieni di difetti di carne.”
“La menteumana è fantastica, comincia a lavorare prima che tu nasca e non si ferma finché non ti siedi a scrivere una canzone.”
“Mi sento completamente me stesso quando scrivo: mi diverto solo quando posso scrivere.”
“Scrivere ti priva di molte capacità relazionali, perché passi molto tempo da solo.”
“Scrivendo questo libro, lancio appelli, come segnali di luce che, sfortunatamente, dubito possano rischiarare il buio.”
Credo a un dono di veggenza dei romanzieri… e la parola “dono” non è il termine giusto, dal momento che suggerisce una sorta di superiorità. No, si tratta semplicemente di qualcosa che fa parte del mestiere: gli sforzi d’immaginazione, necessari a questo mestiere, il bisogno di fissare la mente su piccoli particolari – e questo in modo ossessivo – per non perdere il filo e non lasciarsi andare alla pigrizia.