“Ero a Venezia sul Ponte dei Sospiri; un palazzo da un lato, dall'altro una prigione; vidi il suo profilo emergere dall'acqua come al tocco della bacchetta di un mago...”
“Li Viniziani si sanno fare signori di Lombardia, e parmi la monarchia d'Italia.”
“E dunque: perché ci si gingilla, tuttora, con l'invio sul posto di comitati o comitatoni ministeriali? Non sarà soltanto perché passi dell'altro tempo, giusto il tempo necessario perché anche i bambini si rassegnino all'idea di una Venezia chiusa da ogni parte dentro un anello di superbe dighe cementizie, più o meno olandesi o longanoriane: di una Venezia in bagnarola?”
“Lo ripeto: Venezia soffre soprattutto delle conseguenze di una cultura che tende ad estrapolarla, a farne qualcosa che non appartiene più alla vita, ma soltanto ai sogni dei poeti (dei cattivipoeti, tuttavia, giacché i poeti veri hanno, e come!, il senso del rapporto tra l'arte e la vita).”
“Ho scritto e penso tuttora che l'Italia non sia mai nata perché Po non era un fiume, altrimenti Venezia l'avrebbe risalito più in forze – dico con navi idonee – e avrebbe sottratto la Padania alle ricorrenti follie papaline e alemanne del Sacro Romano Impero.”
“Venezia è come mangiare tutta in una volta una scatola di cioccolatini al liquore.”