“Ciò che uno può essere per un altro ha i suoi limiti, e sono assai stretti: alla fine, ognuno si ritrova solo, e a quel punto ciò che conta è questo: chi sia, allora, a essere solo.”
“In ogni interazione, chi ha più potere tende a fissare lo sguardo sull’interlocutore meno di quanto faccia l’individuo disagiato, ed è più probabile che interrompa l’altro e monopolizzi la conversazione (tutti atteggiamenti che denotano mancanza di attenzione).”
“L’autoconsapevolezza è il fondamento della gestione del proprio sé, mentre l’empatia è la radice della competenza nelle relazioni con gli altri.”
“I colleghi, i subordinati e i superiori fanno prima a lamentarsi fra loro alle spalle di qualcuno, che non ad avere un colloquio aperto e onesto con quella persona comunicandole ciò che in lei non funziona. C’è una sorta di patto faustiano in questo tacito accordo ad agire come se tutto andasse bene quando in realtà non è così: acquistiamo l’illusione dell’armonia e dell’efficacia al prezzo della verità – quella stessa verità che potrebbe aprire la strada a un autentico miglioramento.”
“Cogliere il ritmo e i tempi sociali delle persone con cui abbiamo a che fare è essenziale.”
“L’equilibrio emotivo è la somma totale degli scambi di sentimenti che avvengono fra noi. In modo (più o meno) impercettibile tutti noi possiamo, come risultato del contatto, far sentire il nostro interlocutore un po’ meglio (o molto peggio); ogni incontro può essere pesato su una scala che va, emotivamente parlando, dal tossico al corroborante.”