“Mi piace il giorno dei morti: vado al cimitero e mi sento qualcuno.”
“Cosa vorrei sulla mia epigrafe? Data di nascita, data di morte. Punto. Le parole delle epigrafi sono tutte uguali. A leggerle uno si chiede: ma scusate, se sono tutti buoni, dov’è il cimitero dei cattivi?”
“Nei cimiteri abbiamo brutalmente sotto gli occhi il cattivo gusto più indecente dell'umanità.”
“I cancelli attorno a un cimitero sono stupidi, perché quelli all'interno non possono uscirne e quelli al di fuori non desiderano entrarvi.”
“Alcuni prati hanno tutta l'allegria di vecchicimiteri.”
Sulle lapidi dei cimiteri si leggono frasi di questo tipo: "Uomo di elevati sentimenti", "Animanobile e generosa", "Padre e sposo esemplare", "Spiritoeccelso", "Fulgido esempio di bontà". Dove saranno sepolti gli stupidi e i cattivi?
“Stanno nel grigio verno pur d'edra e di lauro vestitene l'Appia tristal le ruinose tombe.”
“Alla minima contrarietà, e a maggior ragione al minimo dispiacere, bisogna precipitarsi nel cimitero più vicino, dispensatore immediato di una calma che si cercherebbe invano altrove. Un rimedio miracoloso, per una volta.”
“I cimiteri sono pieni di persone insostituibili, che sono state tutte sostituite.”
Quando mi trovavo al cimitero, intento a leggere le lapidi della famiglia, sapevo appena compitarne le iscrizioni. Persino la mia interpretazione del loro pur semplice significato non era molto corretta, perché io avevo inteso quel «moglie del suddetto» come un riferimento lusinghiero all'innalzamento di mio padre a un mondo migliore; e se uno qualsiasi dei miei parentimorti fosse stato definito "sottoscritto", mi sarei senza dubbio formato un'opinione estremamente negativa di quel membro della famiglia.
“Ah, se si potesse trarre alcuna utilità anche da' monumenti e da' cimiteri!”
“All’ombra de’ cipressi e dentro l’urneconfortate di pianto è forse il sonnodella morte men duro?”
“Se io fossi un becchino o anche un boia, ci sarebbero alcune persone per le quali potrei lavorare con mio grande divertimento.”
“Fu con le mani vuote che mi ritrovai nell’orrido cimitero, dove una livida luna invernale gettava ombre contorte, e gli alberi nudi si piegavano tristi sull’erba inaridita e gelata e sulle lapidi corrose dal tempo. La chiesa ricoperta di edera puntava sempre il suo dito beffardo verso il cielo ostile, e il vento notturno ululava furioso.”
“Passarono davanti a una lapide. Fiori, lettere e pensieri per un ragazzoammazzato di botte da quattro criminali in divisa. Guardando la scritta sulla targa che commemorava la mattanza, Malatesta si vergognò come un cane, si fece schifo.”