“Solo l’Occidente mise a disposizione dell’economia un diritto e un’amministrazione siffatti, con questa loro perfezione tecnica e formalistica.”
“Non è l'economia a tenere unita l'Europa, ma la sua cultura e la sua eterogeneità.”
“L'economia mondiale è oggi un gigantesco casinò.”
“La religione e l'arte crescono dalla stessa radice e sono parenti stretti. L'economia e l'arte sono delle estranee.”
“La grandezza storica di Lenin non va ricercata in un'originalità di pensiero creatore, ma nella sua incomparabile capacità di trasformare un sistema di idee filosofiche ed economiche già esistente in un programma di azione militante. [...] L'uomo Lenin è inevitabilmente fuso col sistema a cui dette vita [...] Egli fu la dottrina incarnata del marxismo militante, il verborivoluzionario fatto carne.”
C’è una prova infallibile per capire al volo se chi parla o scrive ha capito dove ci troviamo. Ed è quando, prima o poi, inesorabilmente, nella soluzione proposta appare la parola “sviluppo”. Ecco: qui cascano tutti gli asini, anche i più intelligenti. Qui cascano quasi tutti gli economisti, che maneggiano la parola “sviluppo” con la stessa insensata sbadataggine con cui un bambino potrebbe toccare una pistola carica.