Me la svignai per non essere messo nell’orfanotrofio, cambiai rione e genere di vita. Dormivo nei portoni, o da qualche fornaio. D’estate giravo quasi nudo e d’inverno portavo una lacera giacca da uomo lunga fino ai piedi, mangiavo pesce crudo rimasto nelle reti a Mergellina, “cornicioni di pizza”, frutta caduta per amore o per forza dai carretti.
“Mi manca la grazia, la leggerezza. La zavorra mi tiene a terra, i denti stridono sulle maglie della catena. Ho chiamato ogni limite mia madre. Le ho imputato il mio volo zoppo. Lei è il mio pretesto. È causa, e motivo. Mia madre è un albero. Alla sua ombra mi sono giustificata. Si secca, anche l’ombra si riduce. Presto sarò allo scoperto.”
“La vitareale è fatta di piccole cose, il resto sono solo effetti speciali per filmamericani.”
“Gli anni mi si siedono davanti.Sui sandali, vestiti da padroni.Parlano.”
“Mi piace svegliarmi alla mattina e non sapere cosa mi capiterà o chi incontrerò dove mi ritroverò. Secondo me la vita è un dono e non ho intenzione di sprecarla. Non sai mai quali carte ti capiteranno nella prossima mano impari ad accettare la vita come viene... così ogni singolo giorno ha il suo valore!”
“Mio padre mi diceva che eravamo tutti nati nel sangue e nella tribolazione, lo stesso poté dirsi della nostra grande città. Ma per quelli di noi, che vissero e morirono nei giorni della Furia, fu come se tutto quanto avevamo conosciuto fosse stato spazzato via e qualsiasi cosa sia stata fatta per costruire la città, per il tempo a venire, sarebbe stato come se nessuno di noi fosse mai esistito.”