“Come altrove è il maggior pregio il rispettar gli altri, il risparmiare il loro amor proprio, senza di che non vi può aver società, il lusingarlo senza bassezza, il procurar che gli altri sieno contenti di voi, così in Italia la principale e la più necessaria dote di chi vuole conversare, è il mostrar colle parole e coi modi ogni sorta di disprezzo verso altrui, l’offendere quanto più si possa il loro amor proprio, il lasciarli più che sia possibile mal soddisfatti di se stessi e per conseguenza di voi.”
“Ascoltare e ascoltarsi. Perché solo quando si ascolta il rumore che ci si porta dentro si può poi essere pronti ad accogliere la parola altrui.”
“Ci vuole un minimo di fiducia in se stessi per accettare di mettersi in una posizione di dipendenza e di vulnerabilità di fronte a un’altra persona.”
“Aprirsi all’alterità, con il rischio di alienarsi. Scoprendo che l’altro è sempre e solo un’immagine dell’altro che ci portiamo dentro.”
“Nella vita non esiste alcuna coerenza. L’unica cosa che si può fare – quando si rinuncia alle menzogne e alle falsità – è scendere a patti con i propri difetti e le proprie contraddizioni. E non rinunciare mai – mai davvero – ad ascoltare chi ci è accanto, dopo essersi ascoltati. ”
Lui è l’unico a indovinare che sono sempre “altro”: altro rispetto a quello che mostro e a quello che dico; altro rispetto a quello che la gente pensa; altro anche rispetto a quello che io stessa immagino.