“Nell’aver a che fare con la gente, potete notare nei loro confronti sottili sentimenti di superiorità o d’inferiorità? State guardando l’ego, che vive di confronti. L’invidia è un derivato dell’ego, il quale si sente sminuito se accade qualcosa di buono a qualcun altro, o se qualcuno ha di più, sa di più, o può fare più di voi. L’identità dell’ego dipende dal confronto e si nutre del di più. Si afferrerà a qualunque cosa. Se tutto fallisce, potrà rinforzare il suo fittizio senso del sé, guardandovi come qualcuno che la vita tratta più ingiustamente o che è più malato di qualcun altro. Quali sono le storie o le fiction dalle quali derivate il vostro senso del sé?”
“Essere per qualcuno ragione di sofferenza e di gioia, non avendone alcun dirittoreale, non è il più dolce alimento della nostra superbia?”
“A volte mi disprezzo. Non è per questo che disprezzo anche gli altri?”
“Affrontare la vita con totale disinteresse alla propria persona e con la massima attenzione verso il mondo che ci circonda, sia quello inanimato che quello dei viventi. Questo, ritengo, è stato il mio unicomerito.”
“Siamo tutti lo straniero di qualcuno.”
“Il lavoro non ha mai ucciso nessuno, è la pressione che fa fuori la gente. A prescindere dalla persona con cui sto parlando, se non mi sento a mio agio alzo i tacchi, sputo un paio di volte, faccio un bel respiro e conto fino a sessanta. Mi ci sono voluti due dei più grandispecialisti al mondo per imparare tutto ciò.”