“Noi europei siamo ancora troppo bohémiens, crediamo di poter fare un certo lavoro e vivere come ci piace, da bohèmiens: naturalmente il macchinismo ci stritola e intendo macchinismo in senso generale, come organizzazione scientifica anche del lavoro di concetto. Siamo troppo romantici in modo assurdo e per non voler essere piccolo borghesi, cadiamo nella forma piú tipica di piccolo borghesismo che è appunto la bohème.”
“In verità ciò che siamo è il frutto della nostra re-azione a ciò che erano i nostri genitori e i nostri insegnanti, ai libri che abbiamo letto, le trasmissioni televisive cui abbiamo assistito e, soprattutto, gli spotpubblicitari che abbiamo ingurgitato, le vere fucine del pensiero delle nuovegenerazioni!”
“Nella misura in cui permangono la paura di perdere il partner e il bisogno di avere qualcuno al proprio fianco per ottenere la felicità – cioè, in altre parole, nella misura in cui siamo ancora identificati con la personalità – non è possibile una completa fusione fra le anime.”
Talvolta dal caos della razionalità scimmiesca che ottenebra le menti ordinarie emerge una domanda: “Ma imitando qualcuno che non sono io, non rischio di snaturare la mia identità, annullandomi in quella di qualcun altro?”. La risposta è semplice: noi non abbiamo un’identità, la nostra è solo la ridicola parodia di un’identità.
“Non sono il tipo che si appoggia alla mensola del caminetto con un cocktail in mano.”
“Con la sua aria grave, riflessiva e prudente, lei è fatta per ricevere i segreti altrui.”