“Tale è la natura del potere che anche coloro i quali, pur non cercandolo, vi sono stati costretti, tendono ad acquisirne il gusto, a desiderarne di più.”
“A perderepotere si guadagna in serenità.”
“Nulla, lo sai, dà al corpo maggior soddisfazione che dare ordini alle persone, o almeno credere nella propria capacità di farlo.”
“Non c'è da attendersi che i re filosofeggino o che i filosofi diventino re, e neppure è da desiderarlo, perché il possesso della forza corrompe il libero giudizio della ragione.”
“È facile parlare di denaro - e più facile ancora parlare di sesso - di quanto non sia parlare di potere. Le persone che ce l’hanno lo negano; le persone che lo desiderano non vogliono far vedere che ne hanno bramosia; e le persone che lo usano nelle loro macchinazioni lo fanno segretamente.”
È sempre il potere a provocare la rivoluzione. Non certo di proposito. Tuttavia il suo stile di vita e di governo finisce per diventare una vera e propria provocazione. Ciò avviene quando tra i personaggi dell’élite si instaurano il senso dell’impunità e la convinzione di poter fare qualunque cosa, di potersi permettere tutto. È un’illusione, certo, ma non priva di giustificazioni razionali. Per molto tempo sembra realmente che i membri dell’élite possano fare quello che vogliono: per quanti scandali e illegalità commettano, la passano sempre liscia. Il popolo pazienta e tace: non si è ancora scrollato di dosso la paura, non si rende conto della propria forza. Al tempo stesso, però, tiene minuziosamente conto dei torti subiti: tirerà le somme nel momentodebito. La scelta di questo famoso momento è uno dei massimi enigmi della storia. Perché proprio quel giorno, piuttosto che un altro? Perché mai quell’elemento scatenante, e non un altro? Fino a ieri il potere si permetteva gli eccessi più estremi senza che nessuno fiatasse. “E oggi che avrò mai fatto,” si chiede stupito il sovrano, “da farli imbestialire così di colpo?” Che cosa ha fatto? Ha abusato della pazienza del popolo.