“Il popolo non è organizzato; perciò l’espressione della sua volontà è una mistificazione, perché i suoi organizzatori, i suoi mediatori - i partiti - hanno perso il contatto con il popolo.”
È sempre il potere a provocare la rivoluzione. Non certo di proposito. Tuttavia il suo stile di vita e di governo finisce per diventare una vera e propria provocazione. Ciò avviene quando tra i personaggi dell’élite si instaurano il senso dell’impunità e la convinzione di poter fare qualunque cosa, di potersi permettere tutto. È un’illusione, certo, ma non priva di giustificazioni razionali. Per molto tempo sembra realmente che i membri dell’élite possano fare quello che vogliono: per quanti scandali e illegalità commettano, la passano sempre liscia. Il popolo pazienta e tace: non si è ancora scrollato di dosso la paura, non si rende conto della propria forza. Al tempo stesso, però, tiene minuziosamente conto dei torti subiti: tirerà le somme nel momentodebito. La scelta di questo famoso momento è uno dei massimi enigmi della storia. Perché proprio quel giorno, piuttosto che un altro? Perché mai quell’elemento scatenante, e non un altro? Fino a ieri il potere si permetteva gli eccessi più estremi senza che nessuno fiatasse. “E oggi che avrò mai fatto,” si chiede stupito il sovrano, “da farli imbestialire così di colpo?” Che cosa ha fatto? Ha abusato della pazienza del popolo.
“Si sbaglia pensando che le nazionivittime della storia (e sono la maggioranza) tengano sempre presente la possibilità della rivoluzione, vedendovi la soluzione più semplice. Le rivoluzioni sono un dramma, e l’uomo tende istintivamente a evitare le situazioni drammatiche; tant’è vero che, anche quando vi si trova dentro, cerca a tutti i costi una via d’uscita pur di ristabilire la pace e, soprattutto, la quotidianità. Ecco perché le rivoluzioni non durano mai molto a lungo. La rivoluzione è l’ultima risorsa: se un popolo decide di ricorrervi, accade solo perché si è convinto, per lunga esperienza, che si tratta dell’unicavia d’uscita.”
“Un popolo oppresso da un despota e ridotto al ruolo di oggetto cerca un rifugio, un luogo dove nascondersi, barricarsi, essere se stesso. È l’unico modo per mantenere la propria identità e perfino la propria normalità. Non potendo emigrare nello spazio, il popolo intraprende una migrazione nel tempo e fa ritorno a un passato che, paragonato ai dolori e ai pericoli della realtà circostante, gli appare come un paradiso perduto. Trova rifugio in usanze antiche: tanto antiche, quindi tanto sacre, che il potere non osa combatterle. Accade così che, sotto il tappo della dittatura, contro e malgrado il suo volere, si assiste a una progressiva rinascita di costumi, simboli e credenze di una volta, caricati di un significato nuovo e provocatorio. Il processo comincia in modo vago, spesso clandestino ma, viavia che la dittatura si fa più insopportabile e opprimente, aumenta di peso e portata. Certuni vi vedono una regressione verso il Medioevo. Può darsi. Di solito, però, questo è il modo scelto dal popolo per esprimere la propria opposizione. Il potere si presenta come simbolo di modernità e progresso? E noi gli facciamo vedere che coltiviamo altri valori. Si tratta, più che del desiderio di recuperare il perduto mondo ancestrale, di una contrapposizione politica. Appena la vita migliora, la vecchiausanza perde immediatamente la sua valenza emotiva per tornare a essere quello che era: solo una formula rituale.”
“Per democrazia non intendo affatto qualcosa di vago come 'il governo del popolo' o 'il governo della maggioranza', ma un insieme di istituzioni (e fra esse specialmente le elezioni generali, cioè il diritto del popolo di licenziare il governo) che permettano il controllopubblico dei governanti e il loro licenziamento da parte dei governati e che consentano ai governati di ottenere riforme senza ricorrere alla violenza e anche contro la volontà dei governanti.”
“Non abbiamo paura di affidare al popolo americano fatti spiacevoli, idee straniere, filosofie aliene, e valori competitivi. Perché una nazione che ha paura di lasciare che il suo popolo giudichi la verità e la falsità in un mercato aperto è una nazione che ha paura del suo popolo.”