“- Da cosa riconosco che sto facendo il mio dovere? – chiese un giorno un monaco ad abba Sisoès.- Dal constatare che ciò che stai facendo non è di tuo gusto - rispose il monaco.”
“- Perché ti sei fatto un nodo al cordone? – chiede un monaco a un fratello.- Per ricordarmi che devo spedire una lettera di abba Preponzio. Mi rimprovera sempre di avere poca memoria.- E l’hai spedita?- Si è dimenticato di darmela.”
A proposito di sfiducia, abba Ilarione raccontava questo episodio: “Due fratelli di due diversi monasteri si trovarono a dover passare la notte in una medesima locanda. Il primo, dopo aver osservato il compagno, portò all’oste le sue poche cose e gli disse: “Tienimele tu. Il mio compagno m’ispira assai poca fiducia”. L’oste rispose allora: “Le metterò assieme a quelle del tuo compagno. È venuto poco fa a dirmi la stessa cosa”.
“Un giorno un abate ricevette una buona lezione da un rabbino:- Questa notte ho fatto un sognocurioso: mi trovavo nel paradiso degli ebrei. C’era una gran ressa, ma sono dovuto uscire tanta era la puzza.- Strano! – gli rispose il rabbino – Anch’io ho fatto un sogno questa notte: mi trovavo nel paradiso dei cristiani. Era tutto un profumo. Ma non c’era nessuno.”
“Un giorno un anziano vide arrivare alla sua cella un uomo che gli portava la seguente lettera: Abba, sembra che vogliano ricoverare mio marito al manicomio. Per questo lo mando da te…”
“Un anziano disse: Chi pensa che col denaro si può far tutto, farebbe di tutto per averne…”
“Abba Sisoès aveva molti libri nella sua cella e molta sapienza nel suo cuore. A un giovanemonaco che un giorno gli chiese:- Abba, è difficile leggere?Rispose:- Leggere è niente; il difficile è dimenticare quello che si è letto…”
Parlando del destino, un giovane novizio disse: “Mio padre è nato ad Atene, mia made a Costantinopoli, io sono nato a Damasco. Non è destino il fatto che ci siamo incontrati tutti e tre?”.
“Chiese un giorno un padre a un igumeno: - Dobbiamo temere anche le donne anziane? - Le donne anziane – rispose l’igumeno – sono come i cespugli delle rose. Cadute le rose, rimangono le spine.”
“- Abba – disse un giorno un giovanemonaco al suo anziano – come posso combattere gli errori dottrinali di Marcione?- Non abbattere mai una palizzata prima di conoscere la ragione per cui fu costruita.”
Abba Filemone, quando abba Serapione si allontanò dalla Chiesa fondando una sua setta, non troncò i rapporti con lui, per cristianacarità. Un giorno lo andò a trovare e rimase sopreso nel vederlo parlare da solo sulla cima di una collinetta.- “Fratello – gli chiese – come mai parli da solo?”Gli rispose Serapione:- “Lo faccio perché mi è di grande consolazione parlare con qualcuno che la pensi come me”.
“Il vivandiere del monastero al banco del pesce:- Quanto costano queste aragoste?- Dieci soldi vive, cinque morte.- Be’, ammazzamene un paio.”
“Su una pista del deserto avanza una vecchia carretta trainata da un vecchissimo cavallo. Un viandante ode il monaco che lo guida esprimersi così:- Forza, Noè!... Avanti, Babilonia!... Coraggio Isaia!... Cammina, Gabriele!...- Ma quanti nomi ha il vostro cavallo? – chiede il viandante quando il monaco gli passa accanto.- Zitto! Gli fa quello. – È talmente vecchio, il buon animale, che debbo per forza fargli credere che non è solo a tirare il carro.”
“Un giovanemonacochiese ad abba Palladio:- Tu pensi che io sia buono abbastanza?Rispose l’anziano:- Bisogna essere un po’ troppo buoni per esserlo abbastanza.”
“La vanità dell’uomo è tale – disse un anziano – che, quando uccide, il suo maggior dispiacere è che non lo si sappia.”