“Noi duesiamo un paesesotto embargo,che vive di parentesi esilenzi, di blackout,sì che quando la luce poiritorna, noi ci si è giàdimenticati cosa dire.”
“Ti rincollo le corde vocaliti accordo la voce che avevi,la linguache ti è scritta nel corpoche ti ha lavato via la candeggina, il vento, l’acqua dei piatti.”
“Non ti vedopersonama voce che scarnifica l’orecchio.”
“Tu non dimentichi le faccee i nomio i chili d’argento nel cassetto,ma scordi i polsi e le mie vene torteper il sangueritornato troppe volte,questa mia pelle che più non si colora.”
“Quando saremo nel buiotesta a testa(e l'acqua che ci compone evaporata)sarà il tatto la lingua.”
“Un vento che m’impastacol soffione, che mifonde le suole mentrefaccio la miacernita: quale sassoti ricorda, il suonodi quale sirena.”
“La crepa che da teparte, segnail passo alvicino.”
“Controvento le parolesono solo richiami,saliva che ti tornain bocca.”
“Faccio buio e dopo accosto il fogliola tua parola più scura mi fa luce,pulsa nel palmo tutto il suo silenzio.È questo un seme che mai si consuma.”
“Se la lingua è mondo, èspecchio, trovatici con la pupillaspalancata, pescaci da quel neroquell’inchiostro che dica la parolaverticale. Alla sua ombra cresconodomande, si fa spazioal respiro del pensare.”