Mi sento triste perché mi è sempre stato detto "sii forte" e non "piangi, se vuoi", come se lo scopo ultimo fosse solo mostrarsi capaci e sorridenti e non stare bene davvero.
“Ho imparato che le parole non dette o che non ti lasciano dire, col tempo diventano corazza.”
“Io uscivo con le persone che mi ero scelta e non parlavo con chi non mi interessava.”
“Amavo ascoltarti, l’avrei fatto per ore e mentre mi parlavi ti guardavo. Ti guardavo come si guarda qualcosa che si sa già che ci mancherà. Troppo esile e indeciso per durare. Un punto fermo che non c’è. Ti guardavo come si guarda il tramonto, come quando per strada d’inverno si cerca il mare dal finestrino della macchina. Ti guardavo come si guarda un treno appena perso, sperando ancora che si fermi e che si aprano le porte. Ti guardavo non perché eri bello, non perché eri tutto, ma perché sentivo di avere molto di più. Ti guardavo perché non è vero che la felicità siamo noi stessi.”
“Tutti mi hanno sempre rimproverato qualcosa e io allora provavo a scendere a compromessi con me stesso limitando i lati di me che potevano risultare fastidiosi. Ma era inutile perché ogni volta ne trovavano altri. Ho capito poi, dopo tanti tentativi, che non dovevo per forzacambiare me stesso, che sarei stato più felice se mi fossi scelto un po’ di più, ogni tanto.”
“Sentivo di aver bisogno di qualcuno e allo stesso tempo non stavo bene con nessuno.”
“E' meglio fuggire piuttosto che aspettare qualcuno che non sa lo stiamo aspettando.”
“Non sapevano che per un ragazzo come te che aveva vissuto così tante solitudini affollate, era complicatoessere qualcuno in mezzo ad altri.”
“Non mi ero reso conto o forse fingevo di non aver capito che noi eravamo solo il rimorso di ciò che non avevamo fatto e non avremmo più potuto fare.”