“I migliori capi che ho avuto, in trent’anni di professione, avevano questa caratteristica: riuscivano a scoprire le qualità di ognuno, spesso prima dei diretti interessati. Li ho soprannominati «Dickens». Grandi speranze sui sottoposti, e spesso venivano esauditi. I capi meno bravi erano, invece, concentrati su se stessi: le qualità che sapevano valorizzare erano le proprie (talvolta neppure quelle). Li ho chiamati «Thackeray»: amavano allestire la loro Fiera delle vanità.”