Il comandantesaggio comincia dall’analisi di se stesso. Il suo primo obiettivo non è “cosa fare”, bensì “come essere”. Essere semplicemente se stessi conferisce un potere spesso trascurato nello sforzo di essere qualcun altro.
“Il guaio di questi viaggi lunghi è che si finisce con il parlare con se stessi moltissimo — disse il Comandante — il che diventa una vera rottura, perché sai già la metà delle risposte che darai alle tue domande.”
“Una volta che si sia arrivati a districare un’idea complicata in passi così piccoli da permettere anche a una stupidamacchina di affrontarla, si è sicuramente imparato qualcosa su di sé.”
“Zaphod aveva commesso l’errore di esaminarsi l’anima. Era stato un errore, naturalmente. Era successo di notte, naturalmente. Dopo una giornata difficile, naturalmente. Il giradischi della nave suonava una musica che arrivava al cuore, naturalmente. E lui, naturalmente, aveva bevuto qualche bicchiere di troppo. In altre parole si erano verificate tutte le condizioni che non mancano mai di verificarsi quando si rimane vittima di un attacco di autoanalisi spirituale. Nonostante le attenuanti, però, non si poteva negare che si fosse trattato di un errore.”
“Di me stesso so solo quel tanto che riesco a capire nelle mie attuali condizioni mentali. E le mie attuali condizioni mentali non sono buone.”
“Vedere noi stessi come gli altri ci vedono probabilmente confermerebbe i nostri peggiori sospetti su di loro.”