“Mi ha molto colpito che con un gesto di grande intelligenza il nuovo ministro della Cultura, Massimo Bray, abbia scelto di andare a Pompei da solo, senza privilegi e auto blu, utilizzando le strutture pubbliche. Fedele alla celebre legge di Murphy per cui la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo, il treno della circumvesuviana su cui viaggiava si è bloccato per un guasto. Nessuno avrebbe detto niente se una passeggera non avesse esultato di gioia nel vedere il ministro in mezzo agli altri cittadini, senza lampeggiante e scortato solo dal suo iPod, postandone immediatamente la foto sul profilo Twitter. Il punto è che il ministro ha capito meglio di tanti altri che se vuoi rilanciare Pompei è ovvio che devi smettere di far crollare i muri. Ma devi anche arrivarci con un treno che non sia sudicio, che sia accogliente, che racconti il viaggio che stai per fare. E, già che ci siamo, non si rompa, perché pare che sia un problema non da poco arrivare almeno a destinazione. Dunque il turismo come accoglienza che parte dalle piccole cose.”
Qual è la cosa più difficile per chi vive a palazzo? Immaginare una vita diversa. Per esempio la propria vita fuori del palazzo. L’essereumano fa molta fatica a figurarsi una situazione del genere. Di solito prima o poi trova sempre qualcuno disposto a dargli una mano: peccato che talvolta ciò comporti la morte di molte persone. Eccoci al problema dell’onore in politica. De Gaulle fu un uomo d’onore. Quando perse il referendum, ripulì la scrivania, lasciò il palazzo e non vi fece più ritorno. Intendeva stare al governo con l’appoggio della maggioranza: quando la maggioranza gli rifiutò la fiducia, se ne andò. Ma quanti sono quelli come lui? Gli altri piangono ma non si muovono; opprimono il popolo ma non si spostano. Li cacciano dalla porta e loro rientrano dalla finestra; li buttano giù dalle scale e loro ricominciano ad arrampicarsi verso l’alto. Pur di restare, o di tornare, sono disposti a scusarsi, strisciare, mentire, civettare. Ti mostrano le mani immacolate: “Visto? Niente sangue”. Ma il fatto stesso di doverle mostrare li infama. Si rivoltano le tasche: “Guardate pure, non c’è quasi niente”. Ma l’umiliazione di essere ridotti a rovesciare le tasche, dove la mettiamo? Lasciando il palazzo lo scià piangeva. Piangeva anche all’aeroporto. Poi, nelle interviste, rivelò quanto denaro possedesse, aggiungendo che era molto meno di quanto si potesse pensare. Che pena, che squallore.
“Il numero degli scrittori è grandissimo e va crescendo sempre, perché è il solo mestiere, oltre quello del governare, che la gente osa fare senza averlo imparato.”
“Come posso esseresoddisfatto di un film che ho impiegato due anni a girare e in cui avevo riposto grandi speranze se poi il governo non fa nulla in merito alle tematiche trattate?”
“Non sono un politico. Sono fortunato a fare il regista e a potermi esprimere attraverso i film che dirigo.”
“I miei figli non hanno alcuna ambizione politica.”