“Ci rivedremo a Filippi.”
Mi ricordo Talullah (Bankhead) mentre mi raccontava di essere andata in una toilette pubblica per signore ed aver scoperto che non c’era carta igienica. Guardò sotto il divisorio e disse alla signora che era nel gabinetto accanto, "Le chiedo scusa, c’è per caso della carta igienica li da lei?" La signora disse di no. Allora Talullah disse, "Bene, allora, cara, ha per caso due banconote da cinque per una da dieci?".
“Vuole la leggenda, come racconta Plutarco, che Talete viaggiando per l'Egitto in cerca di sacerdoti della valle del Nilo da cui apprendere le conoscenze astronomiche, risalendo il fiume avrebbe sostato nei pressi della Piana di Giza, attirato dalla mole sorprendente della Piramide di Cheope, ove il faraone Amasis, giunto a conoscenza della fama del sapiente, lo sfidò a dargli la misuracorretta dell'altezza. Per qualunque persona, anche dotata dei più sofisticati strumenti dell'epoca, si sarebbe trattato di un'impresa che, se non ardua, avrebbe certamente richiesto una notevole quantità di tempo sia per compiere le misure che i calcoli, ma sempre le fonti ci narrano che Talete sapesse già che a una determinata ora del giorno la nostra ombra eguaglia esattamente la nostra altezza; e quindi non avrebbe fatto altro che attendere l'ora propizia e dimostrare le sue doti, sbalordendo lo stesso faraone che si disse: '... stupefatto del modo in cui abbia misurato la piramide senza il minimo imbarazzo e senza strumenti. Piantata un'asta al limite dell'ombra proiettata dalla piramide, poiché i raggi del sole, investendo l'asta e la piramide formavano due triangoli, ha dimostrato che l'altezza dell'asta e quella della piramide stanno nella stessa proporzione in cui stanno le loro ombre'.”
“A re Gerone che si azzardò una volta a parlare con uno dei suoi avversari, questi gli disse in malo modo che aveva un alito fetido. Al che il buon re sconcertato, al suo ritorno a casa apostrofò la moglie dicendo: ‘Come è possibile che tu non mi abbia mai parlato di questo problema?’ La donna, una semplice, pura, disarmata fanciulla rispose: ‘Signore, io ho sempre creduto che l’alito degli uomini fosse così.’ É chiaro che i difetti percepiti dai nostri sensi, grossolani e corporali o altrimenti noti al mondo, vengano posti in evidenza prima dai nostri nemici che dai nostri amici o familiari.”
Gli Ateniesi, allarmati per la decadenza interna della loro Repubblica, chiesero a Demostene cosa fare. La sua risposta fu: "Non fate ciò che state facendo ora".
Ho avuto il privilegio di eseguire un ritratto di Einstein. Durante una delle due sedute un distinto sconosciuto che assomigliava, mi sembra, a una vecchia tartaruga, sedeva accanto a lui in silenzio ad ascoltarlo. Einstein, da quello che potevo capire, gli stava esponendo dei tentativi di teorie, felice di poter parlare delle proprie idee. Di tanto in tanto lo sconosciuto scuoteva la testa, al che Einstein si fermava, rifletteva e poi ripartiva con un altro fiume di pensieri. Mentre me ne stavo andando, mi fu spiegata la presenza di questa terza persona. "Lui è il mio matematico - disse Einstein - che esamina i problemi che io gli pongo, e controlla la loro validità. Vede, io non sono molto bravo in matematica".