“Non voglio perdere il mio accento ma solo attenuarlo un po'.”
“Un pedante molto migliore della sua fama fu Basilio Puoti, letterato napoletano, che aprì a sue spese, nella sua città, una scuola gratuita. Ma più che per questa benemerenza, è ricordato per la sua intransigenza in fatto di purità della lingua, che ne ha fatto il prototipo dei pedanti. Si racconta che, mentre alcuni amici si lamentavano per le dure condizioni di vita della città sotto i Borboni, egli commentasse: ‘Credete a me, le cose vanno male a Napoli perché da noi non si conosce bene l'uso dei participi.’ Probabilmente è un aneddoto inventato, ma gli assomiglia parecchio. Un'altra volta un suo amico, per fargli uno scherzo, andò a bussare alla sua porta nel cuor della notte. Basilio si svegliò, si affacciò alla finestra e domandò che cosa volesse da lui, a quell'ora. ‘Vorrei che tu ti alzi’ gridò l'amico. ‘Disgraziato’ ribatté il Puoti, fuori di sé ‘devi dire che tu ti alzassi, che tu ti alzassi’. La violazione della sintassi l'aveva imbestialito più della violazione del sonno.”
“La nostra lingua è seminata di trabocchetti per gli stranieri che la studiano, figuriamoci per gli italiani, che non la studiano mai.”
“La lingua italiana è troppo complessa e lenta: per un concetto che in inglese si spiega in due parole, in italiano ne occorrono almeno sei.”
“Io pretendo di saper le regole più che non sanno tutti i pedanti insieme; ma la vera regola, cor mio bello, è saper rompere le regole a tempo e luogo.”
“La lingua che scriviamo in paese e in tutta l'Italia può facilmente tradirci.”