“Fino a pochi decenni fa nel panorama mondiale vi era una netta prevalenza di partitipolitici all’insegna dell’ateismo.”
“Non poteva sopravvivere quel modello di partito – in quell’assetto – nell’epoca della interdipendenza globale e dell’esternalizzazione, dei sistemi reticolari a geometria variabile e della gestione sistematica dell’incertezza e della imprevedibilità. ”
“C'è la tendenza apparentemente contraddittoria dei partiti «rivoluzionari», «sovversivi», «antisistema» – dei «partiti di mobilitazione» – a generare al proprio interno gruppi dirigenti fortemente oligarchici. A diventare, per certi versi, i piú oligarchici di tutti: ed è il «carattere militante» del partito. Il suo essere «un’organizzazione di guerra» (sia pure a bassa intensità).”
“Nel Regno Unito come in Francia, persino nella tetragona Germania, quello che era stato il protagonista indiscusso dello spaziopubblico novecentesco, il partitopolitico, è sempre meno presente tra le maglie della società, a strutturarne la vita pubblica, e sempre piú galleggiante sulla superficie con «legamideboli» e forme di loyalty effimere. ”
“Il «partito di massa» novecentesco – quello che ha contrassegnato per quasi un secolo la forma idealtipica della organizzazione politica e della democrazia rappresentativa – si era plasmato sulla matrice delle grandi burocrazie pubbliche: sulla forma di quello Stato nazionale di cui si candidava a costituire il cuore. E sulla struttura dei grandi sistemi produttivi nati a ridosso della seconda rivoluzioneindustriale.”
“Quanto piú cresce la «macchina organizzativa», tanto piú si rafforza la sua vocazione oligarchica. Quanto piú si estende la presenza del partito nella società, tanto piú si restringe la possibilità di partecipazione alla sua vita interna da parte dei suoi iscritti ed elettori, come per un male incurabile. Una sorta di morbo autoimmune, che si rivolge contro i codici genetici stessi dell’organismo.”