“Solo chi sa, chi conosce la propria voce può pensare di scrivere.”
“- A chi scrivi quella lettera? – chiese un giorno un monaco a un fratello.- Ad abba Serapione – rispose costui.- Ma perché la scrivi così lentamente?- Tu non sai con quanta lentezza legga il buon abate…”
“Un giorno un monaco disse a un altro:- Ho letto il libro di abba Mentone e mi è sembrato terribilmente astratto.Gli rispose il confratello:- Chi scrive astratto s’illude di pensar profondo.”
“In un cenobio, uno scrivano era di una grande lentezza. Un padre venne per un consiglio dall’igumeno:- Abba – gli disse – quel giovane scrivano è molto, molto lento. I padri che gli dettano i loro commenti alla Scrittura rischiano d’impazientirsi.- Affidalo allora a padre Eufrosimo, l’anziano che è balbuziente.”
“Il grande Pacomio stava dettando la sua Regola a un giovanemonaco scrivano. Al termine di un passo, chiese al fratello di fargli leggere lo scritto. Ebbe allora un lieve moto di stizza.- Perché ti sei rabbuiato, abba? – domandò il giovanemonaco.- Perché io ti ho dettato una cosa, tu ne hai capito un’altra e ne hai scritto una terza.”
“Se non scrivo quello che vedo effettivamente accadere su questo globo infelice racchiuso nei contorni del mio teschio penserò che il povero Dio mi abbia mandato sulla terra per niente.”