“Al cuore della nostra epocatecnologica si trova un affascinantegruppo di persone che si fanno chiamare hacker.”
Gli hacker stessi hanno sempre riconosciuto l'applicabilità dei loro metodi su scala più ampia. Non a caso il loro "file di gergo" precisa che un hacker è sostanzialmente "un esperto o entusiasta di qualsiasi tipo. Si può anche essere hacker dell'astronomia per esempio".
“Nelle conversazioni personali con personale tecnico, io mi definisco un hacker. Ma quando sto parlando coi giornalisti dico solo ‘programmatore’ o qualcosa di simile.”
“Sono come quei mutanti, quelle necessarie anomalie biologiche, che arricchiscono l'ecosistema.”
Il motivo per cui mi interessano gli hacker non è la loro presunta pericolosità. Le esagerazioni di chi si diverte a farescandalo (o ha qualche sistema di sicurezza da vendere) non sono mai riuscite a convincermi. Ciò che mi interessa è la loro cultura; bizzarra fin che si vuole, talvolta intenzionalmente nociva, ma affascinante. Il progresso non solo tecnico, ma soprattutto culturale, spesso fa un salto di qualità grazie a "maniaci estremisti" che si dedicano a qualcosa con una passione ossessiva e così facendo aprono porte impreviste all'innovazione.
“L'etica hacker rischia di esprimere esigenze che nascono da una insofferenza verso qualunque forma di gerarchia, perché intesa come necessariamente opposta alla ricerca e al confronto. C’è un rifiuto del ‘padre’ a favore di rapporti orizzontali, collaborativi, paritetici.”