“Non è stata troppa un'intera vitaspesa a confrontarci l'un l'altro su questo mondo dove noi siamo e questo mondo che siamo noi.”
“Dialogare strategicamente prevede prima di tutto evitare di iniziare con affermazioni, ma procedere col porre domande non provocatorie, bensì capaci di creare un clima collaborativo tra gli interlocutori.”
“Uno cerca una levatrice per i propri pensieri, l'altro qualcuno da aiutare: così nasce un buon colloquio.”
“La musica esprime il desiderio, l'amore e la gioia meglio di qualunque dialogo in assoluto.”
Credo alla parola che si ascolta e che si dice, ai racconti che ci si fa in cucina, a letto, per le strade, al lavoro, quando si vuol essere onesti ed esser davvero capiti, più che ai saggi o alle invettive, ai testi più o meno sacri e alle ideologie. Credo sopra ogni altra cosa al dialogo, e non solo a quello spirituale: alle carezze, agli amplessi, alla conoscenza, come a fatti non necessariamente d’evasione o individualistici – e tanto più “privati” mi appaiono, tanto più pubblici e politici, quali sono, m’ingegno che siano riconosciuti… Non credo al potere, e ripudio perfino la fantasia se minaccia d’occuparlo… Non credo al fucile: ci sono troppe splendide cose che potremmo/potremo fare anche con il nemico, per pensare a eliminarlo.
Sono queste le astuzie della Storia: uno scontroso cattolico austriaco ed un freddo comunista piemontese, che per primi in Italia provano a fare il “dialogo” e ci riescono pure.