Si dice che il nostro sistema scolastico non abitui gli studenti a seguire una dimostrazione formale. Ma io sono pienamente sicuro che i lettori sapranno superare lo scoglio di questo capitolo, proprio come fece mia madre anni fa. Da giovane non aveva finito le scuole superiori e in età ormai avanzata volle colmare le sue lacune iscrivendosi a un corso serale di fisica presso un community college. Se la cavò benissimo, prendendo il massimo dei voti ai test. Un giorno il suo insegnante la convocò e le disse: «Ho letto un articolo sul “New York Times” a proposito del fatto che un certo Leon Lederman ha vinto il Nobel per la fisica. Per caso è suo parente?» «È mio figlio» rispose lei con orgoglio. «Ah, ecco perché è così brava in fisica». «No, ecco perché lui è così bravo».
“Di scuola ce n'è una sola. Di mamma ce n'è una gamma.”
“L’introduzione nel dicembre 1962 dell’obbligo per la scuolamedia era forse la misura che più rivoluzionava la vecchia e ingiusta Italia del dualismo élite-popolo.”
“Una scuola che costringa un adolescente a ricevere giudizi negativi, confronti frustranti con i coetanei e bocciature, è un sistema raffinato di tortura. E va contro non solo ai principi di libertà, ma a tutte le odierne concezioni psicologiche e sociali in tema di educazione.”
“La scuola dà il sapere che non è un orpello, una decorazione, ma uno strumento per vivere.”
“La scuola si deve occupare di persone e una persona è una intelligenza e una affettività che devono porsi dentro la società per dare un contributo positivo e nel contempo trarne dei vantaggi.”