“La ignoravo non perché non la amassi o non mi curassi di lei, ma perché non mi rimaneva niente da dare. Ingenuamente, pensavo che lavorare sodo allo scopo di garantire una vita migliore (più denaro) a lei e alla nostra famiglia fosse sufficiente. Una volta preso atto dei suoi sentimenti, elaborai un piano per risolvere il problema. Invece di vedere otto pazienti al giorno, cominciai a vederne sette e finsi che mia moglie fosse l’ottavo e il più importante. La sera tornavo a casa un’ora prima e le prestavo tutta l’attenzione che avrei riservato a un vero paziente. Mi adoperavo facendo piccole cose per lei. Il successo fu immediato. Mia moglie era più felice, e io anche. A mano a mano che la sua reazione ai miei sforzi mi faceva sentire più amato, diminuì la mia ossessione per il lavoro. Adottai ritmi meno frenetici e con mia sorpresa non solo la nostra relazione ma anche il mio lavoro ne ricevette grandi benefici.”