“Il consumismo capitalistico non è più in grado di estendere il credito ai suoi cittadini per perpetuare un programma di shopping e riproduzione senza tregua che, ormai svelato nella sua fondamentale natura di raggiro a vantaggio dei megaricchi, non ha più conigli da estrarre dal cilindro.”
“Nei Paesiricchi il consumo consiste in persone che spendono soldi che non hanno, per comprare beni che non vogliono, per impressionare persone che non ci amano.”
“Non necessariamente compra ciò che gli si dice. Non necessariamente fa quel che dovrebbe. Usa gli strumenti come strumenti, non come fini. Costruisce una sua realtà, adatta a sé, efficiente, concreta. Così facendo, il singolo diventa eversivo. Egli interrompe in qualche punto vitale le sinapsi del consumismo e dell’assenza di senso. Il suo comportamento è individuale, cioè mosso dalla responsabilità e dalla dignità del singolo essere, dall’orgoglio di non vedersi soggiacere alla massificazione, eppure ha effetti enormi sul sistema, il suo esempio è emblematico e vale più di mille teorie sociali o programmipolitici.”
“Le identità si definiscono proprio in funzione delle differenze: senza scambio, senza confronto, sarebbero asfittiche, buone soltanto per un museo etnografico. La società dei consumi per motivi strutturali tende invece a spianare queste differenze.”
“L’odierna maggiore diffusione della ricchezza – se non in senso assoluto, almeno in senso relativo al costo del cibo – combinata con l’ignoranza sensoriale che si diffonde, ha del resto portato allo stesso criterio antieconomico, inversamente proporzionale e piú inconsapevole rispetto all’ostentazione elitaria, ma altrettanto poco conveniente: piú un prodotto è a buon prezzo, piú lo mangio, non importa se mi privo del piacere e se fa danni a me, all’ecosistema e ai lavoratori che lo producono.”
“Chi fa parte della società dei consumatori è a sua volta un prodotto di consumo e ciò succede anche con il cibo che fa parte di questo sistema.”