“L’icona è sottratta a qualsiasi interpretazione soggettiva, rinuncia in larga misura alla spazialità e alla plasticità della pittura ellenistica, ricerca la bidimensionalità, che non deriva, come talvolta si legge, dall’incapacità di usare la prospettiva, ma dal fatto che la figura dell’icona non appartiene più alla sfera della percezione sensoriale, si affaccia per così dire dall’eternità nella nostra dimensione temporale. Anche l’uso dei colori è rigidamente definito, come l’abbigliamento dei personaggi e i simboli. Il pittore non decide niente, tutto è già previsto, deve solo pronunciare una preghiera mentre prepara i colori e li stende sul pannello.”

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Tratto dal Book Inchiesta su Maria: La storia vera della fanciulla che...

Corrado Augias

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