“C’è un equilibrio instabile, e l’individuo si spinge in avanti per non vacillare, come un funambolo. E poiché avanzando nella vita egli si lascia alle spalle quella vissuta, gli anni ancora da vivere e quelli già vissuti formano un muro, e la sua strada sembra assomigliare a quella del tarlo nel legno: può contorcersi come vuole, anche tornare indietro, ma si lascia sempre uno spazio vuoto alle spalle. E in questa spaventosa sensazione di uno spaziocieco, isolato, dietro a quello ricolmo, in questa metà che continua a mancare, sebbene tutto sia già un intero, si ravvisa quello che chiamiamo anima.”