“Mark Twain raccontava le storie in modo tale da portare la tua consapevolezza oltre ogni convenzione.”
“Gli scrittori di aforismi, che sono in primo luogo scrittori di meditazione, offrono l'opportunità di scandagliare gli umori oscillanti del nostro tempo.”
“L'aforista è un solitario e un malpensante per definizione, un censore implacabile dei vizi del mondo.”
“Lo scrittore di aforismiricerca; contrariamente a quanto si crede, è raro che egli esprima certezze assolute; piuttosto egli racconta i risultati di un'esperienza, che come tale è limitata, anche se provata.”
“Lo scrittore di aforismi si sente quasi sempre straniero e in esilio, comunque, separato dal resto. Il suo è per lo più un giudizio di differenza e di distacco, con cui egli sottolinea la sua personale integritàrispetto all'ipocrisia e alla corruzione del mondo.”
Nel 1986 sembrava ancora naturale per degli scrittoridichiarare di essere, come disse Shelley, “i misconosciuti legislatori del mondo”, di credere nell’arte delle lettere come giusto contrappeso del potere, e di vedere nella letteratura una nobileforza transnazionale e transculturale che poteva, secondo la grande formulazione di Bellow, “allargare un poco l’universo”. Vent’anni dopo, in un mondo ammutolito e spaventato, semplici artigiani delle parole avrebbero trovato più difficile fare certe dichiarazioni. Più difficile, ma forse non meno necessario.