“Oddio c'ho la tasta sulla teglia! C'ho la teglia sulla tasta! C'ho la taglia sulla testa!”
“- Ha detto che siamo latitanti.- Che cosa significa?- Che per una volta facciamo la cosa giusta.”
“Naturalmente il criminepaga, o non ci sarebbe crimine.”
“Nella comunità siberiana s’impara a uccidere da piccoli. La nostra filosofia di vita ha un rapporto stretto con la morte, ai bambini viene insegnato che il rischio e la morte sono cose legate all’esistenza, e quindi togliere la vita a qualcuno o morire è una cosa normale, se c’è un motivo valido. Insegnare a morire è impossibile, perché una volta fatto l’affare non c’è ritorno, e dall’aldilà non ha ancora telefonato nessuno per raccontare come si sta. Però insegnare a convivere con la minaccia della morte, a «tentare» il destino, non è difficile. Molte fiabe siberiane parlano dello scontro mortale tra criminali e rappresentanti del governo, dei rischi che si corrono ogni giorno con dignità e onestà, della fortuna di quelli che alla fine hanno preso il bottino e sono rimasti vivi, e della «buona memoria» per quelli che sono morti senza mollare gli amici in difficoltà. Attraverso queste fiabe i bambini percepiscono i valori che dannosenso alla vita dei criminali siberiani: rispetto, coraggio, amicizia, dedizione.”
“Nella tradizione criminale siberiana le persone malate nello spirito o nel corpo sono considerate sacre, definite messaggeri di Dio e chiamate «Voluti da Dio».”
“Quello che mi piaceva di quell’ambiente, per quanto violento e brutale potesse essere, era che non c’era posto per bugie e menzogne, sceneggiate e buffonate: era assolutamente vero e involontariamente profondo. La verità, voglio dire, aveva un aspettonaturale, spontaneo, e non coltivato, fatto apposta: la gente era veramente umana.”